Storia

San Valentino: le sue origini tra storia e leggenda

Febbraio significa solo una cosa: San Valentino, la festa degli innamorati! Non appena sono dismesse le decorazioni natalizie, i negozi vengono invasi da bigliettini d’amore, peluche e cioccolatini. Hotel, spa e agenzie di viaggio pubblicizzano weekend di fughe romantiche (Covid permettendo).

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Che siate single o fidanzati, che questa festa vi piaccia oppure no, San Valentino è una festa celebrata in tutto il mondo e le sue origini sono antichissime. La festa degli innamorati è, generalmente, associata al santo martire e cristiano Valentino da Terni, protettore degli innamorati (ma anche degli epilettici). Notizie sulla sua vita sono riportate nel Martyrologium Hieronymianum, il più antico catalogo di martiri cristiani a noi pervenuto, e nel documento Passio Sancti Valentini episcopi et martiri, che ci racconta più nel dettaglio il suo martirio.

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Credits: Di Bavarese87 – Opera propria, CC BY-SA 4.0 (ritagliata).

L’agiografia ci offre diverse storie, tanto che è difficile comprendere se le varie figure riportate siano in realtà personaggi diversi, o possano coincidere. Un aneddoto riportato nel documento Passio s. Valentini episcopi et martyris Interamnae, ad esempio, racconta di un miracolo che il vescovo Valentino compì a Roma, approssimativamente tra il 346 e il 347.

Il grande filosofo greco Cratone aveva un figlio, Cerimone, affetto da una grave malattia neurologica. Qualcuno gli suggerì di chiamare al suo cospetto il vescovo di Terni, che qualche tempo prima aveva guarito un’altra persona colpita dalla stessa identica patologia. Cratone, che non era cristiano, seguì il consiglio: accorso a Roma, il vescovo Valentino trascorse tutta la notte in preghiera con il ragazzo, che il mattino dopo era guarito.

Cretone e la sua famiglia si convertirono, mandando su tutte le furie il prefetto dell’Urbe Furioso Placido. Il senato, così, fece arrestare e giustiziare di nascosto il vescovo (di nascosto perché, in era post-costantiniana, i cristiani non potevano essere condannati a morte o arrestati, ma l’aristocrazia romana era, di fatto, ancora pagana). Cosa c’entra questa storia con la festa degli innamorati? Niente, direte voi.

E infatti, l’associazione è certamente posteriore, e l’origine della ricorrenza è controversa. Certamente esistono tante leggende sul santo, quella più famosa è senz’altro legata al matrimonio tra il legionario romano Sabino e la giovane cristiana Serapia. Serapia era in punto di morte per tisi, quando Sabino chiese al vescovo di benedire la loro unione prima del trapasso della fanciulla. Così avvenne: i due caddero in un sonno profondo, finché non morirono insieme, l’uno accanto all’altro, per vivere il loro amore eterno. Un’altra leggenda, invece, racconta che Valentino di Terni donò del denaro a una povera fanciulla, dandole così una dote con cui potersi sposare.

Cosa ci dicono gli storici, dunque?

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“Lupercalia”, olio su tela di Andrea Camassei (1635), Museo del Prado, Madrid.

Come quasi ogni ricorrenza del nostro calendario, San Valentino è il frutto della cristianizzazione dei riti pagani. Papa Gelasio I istituì la festa per sostituirla ai Lupercalia. Di cosa si tratta? I Lupercalia erano delle festività del periodo di febbraio legate al ciclo della natura, alla sovversione, alla furia distruttiva del caos da cui poi sarebbero rinati l’ordine, la vita, la primavera. In queste giornate si susseguivano diversi riti, tra cui cortei, mascherate, addirittura giorni in cui servi e padroni si scambiavano di posto. Alcuni di questi riti sono poi arrivati in parte ai giorni nostri grazie al Carnevale. Durante i Lupercalia, inoltre, si celebravano riti legati alla sessualità, di natura arcaica e ancestrale: le donne venivano rincorse e colpite da giovani uomini nudi per le strade di Roma, una sorta di “benedizione” per la fertilità.

Dunque, non abbiamo notizie concrete. L’unica cosa certa è che questa festa affascina gli uomini da sempre, o almeno, li affascinava senza sé e senza ma prima dell’esplodere del consumismo. Sicuramente piaceva a Carlo d’Orleans, che ha lasciato ai posteri il biglietto di San Valentino più antico di cui siamo a conoscenza. Nel 1415, dopo la sconfitta nella battaglia di Agincourt, direttamente dalla torre di Londra scriveva un biglietto d’amore a sua moglie, citando l’Ofelia nell’Amleto di Shakespeare:

Domani è san Valentino e, appena sul far del giorno, io che son fanciulla busserò alla tua finestra, voglio essere il tuo Valentino!