La tortura musicale: la CIA usa le canzoni per “spezzare” i detenuti

La musica è sempre stato un modo per esprimere i nostri sentimenti. Cerchiamo sempre una canzone che esprima il nostro stato d’animo del momento. Ascoltando la musica, inoltre, riduciamo i livelli di stess e rilasciamo endorfine. Ma, in alcuni casi, le canzoni possono essere usate con lo scopo opposto. La CIA sfrutta infatti la musica come tortura psicologica durante gli interrogatori, con l’intenzione di minare la salute mentale dei detenuti. Tale pratica viene, molto semplicemente, definita “tortura musicale”. In questo modo, vengono attaccati tutti i sensi senza lasciare tracce visibili, divenendo una vera e propria arma. La tortura musicale nasce negli anni ’50/’60 ed è oggi alla base delle torture tenute presso le carceri di Guantanamo e Abu Ghraib.

In cosa consiste la tortura musicale?

La tortura musicale consiste nel tenere i prigionieri in piccole stanze buie, costretti ad ascoltare la stessa canzone in loop, a tutto volume, per settimane. Possiamo anche solo immaginare cosa si provi a ricevere scosse nei genitali, farsi tirare i denti sani senza anestetici etc., ma cosa si prova con la tortura musicale? Questa pratica si dice abbia fatto ottenere risposte alla CIA “spezzando” diversi detenuti. I prigionieri subiscono difatti deprivazione sensoriale, privazione del sonno, privazione del cibo e bevande e delle volte sono costretti a tenere la posizione da stress (collocare il corpo in modo che il peso venga caricato su uno o massimo due muscoli). Altre volte i detenuti sono costretti a cantare fino allo sfinimento.

Tortura musicale
Credits: Il piacere di sapere

Testimonianze

Alcuni sopravvissuti a tale tortura hanno affermato che, a un certo punto, la musica ad alto volume costante smette di essere una melodia e viene percepita solamente come un fastidioso rumore. “In tanti hanno perso il controllo. Alcuni sbattevano la testa contro il muro” afferma Binyam Mohamed, che per 20 giorni consecutivi ha dovuto ascoltarsi “The Real Slim Shady”.

Per Mohamed al-Qathani, uno dei terroristi dell’attentato dell’11 settembre, è stata invece creata una playlist apposita chiamata “il musulmano cattivo”. Le canzoni facevano riferimento al sesso e inoltre, le soldatesse si presentavano senza maglietta. Alcune di queste, facevano la lap dance e gli spalmavano addosso sangue mestruale. In questo modo, garantivano che il terrorista andasse contro i canoni di un musulmano osservante.

La tortura musicale descritta in un libro

Il detenuto Mohamedou Slahi, prigioniero presso il campo di detenzione di Guantanamo Bay, scrisse un libro di memorie nel 2005, mentre era in prigione. Il libro, intitolato “Diario Di Guantanamo” narra della sua esperienza in carcere, rendendo Slahi il primo detenuto a pubblicare un libro mentre ancora si trovava in carcere. Oltre alle varie percosse, alle umiliazioni sessuali, a essere stato bendato per eseguire una finta esecuzione, in modo da spaventarlo, Slahi fu vittima della tortura musica. Nel suo libro scrisse di come sarà difficile per lui dimenticare la canzone che fu costretto ad ascoltare: “Bodies” dei Drowning pool.

Tortura musicale
Credits: MetalSucks

Durante un’intervista al Miami Herald ha inoltre affermato che ancora oggi ha problemi di udito a causa della lunga esposizione alla musica ad alto volume. “Amo l’arte e la buona musica e provo molto dolore a sapere che la musica viene usata come strumento di tortura. Questo è così contorto su molti livelli. Perché la musica dovrebbe renderti felice e renderti una persona migliore, a volte”.

Dopo aver saputo l’uso fatto dalla CIA della musica, alcune band hanno richiesto un risarcimento per oltraggio alla loro musica, essendo stata sfruttata come arma contro qualcuno. Nel 2008 è inoltre partita l’iniziativa Zerodb, tramite la quale i musicisti hanno cercato di fermare questa barbaria perpetrata senza il loro permesso.

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