Leonarda Cianciulli nasce alla fine del 1800 e muore nel 1970; è la prima serial killer donna italiana, passata alla storia come la “Saponificatrice di Correggio”. Dietro la serie di omicidi commessi, la storia di Leonarda Cianciulli nasconde un passato difficile e anche una maledizione.
Leonarda Cianciulli e le difficoltà della vita prima degli omicidi
L’intera vita di Leonarda Cianciulli può dirsi ricca di difficoltà, ben prima che la donna si trasformasse in una killer seriale. Leonarda nacque a Montella, in provincia di Avellino, nell’aprile del 1894. La madre Emilia in giovane età era stata violentata proprio dal Cianciulli; fu costretta a sposarlo perché rimase incinta. Secondo quanto riportato dalle testimonianze della stessa Leonarda, durante tutta la giovane età della figlia la madre Emilia sfogò la sua frustrazione.
In questo modo, la giovane Leonarda fu costantemente bombardata da insulti verbali da sua madre e iniziò a concretizzarsi in lei il pensiero di essere portatrice di sfortuna. Negli anni successivi, dopo la morte dl marito Mariano, la madre Emilia decise di sposarsi una seconda volta. Sperava di migliorare le condizioni di vita della famiglia, ma non fu così. La situazione non migliorò e, anche adolescente, Leonarda Cianciulli continuò a subire abusi verbali ed emotivi da parte della famiglia. Proprio nelle sue testimonianze, Leonarda dichiarò più volte di aver tentato il suicidio.
Poco prima della fine della Prima Guerra Mondiale, Leonarda si sposò con Raffaele Pansardi, un impiegato dell’anagrafe, molto più anziano di lei. Leonarda scelse di andare contro la volontà dei suoi genitori, che l’avrebbero voluta in sposa ad un uomo più ricco. Questo rapporto così teso non fece altro che alimentare le sue convinzioni che i suoi genitori l’avessero maledetta.
Gli omicidi: come Leonarda Cianciulli è diventata la “Saponificatrice di Correggio”
Qualche anno prima del matrimonio, Leonarda Cianciulli aveva incontrato un’indovina che aveva predetto che tutti i suoi figli sarebbero morti. Le parole dell’indovina non tardarono a realizzarsi: per diversi anni tutte le gravidanze finirono in aborti spontanei o neonati morti nei primi mesi di vita. Questo contribuì ancora una volta ad appesantire emotivamente la vita della donna, che decise di affidarsi ad una donna, conosciuta come strega locale. Straordinariamente, riuscì a portare a termine ben 4 gravidanze e da quel momento i suoi quattro figli diventarono il bene più importante da custodire.
Nel 1930 la famiglia di Leonarda Cianciulli si trasferì a Correggio, a seguito del terremoto che nello stesso anno colpì l’Irpinia e causò la perdita della casa. Proprio a Correggio, Leonarda divenne proprietaria di una piccola bottega, conosciuta da tutti nel paese, e creava saponette. Nel 1939 si realizzò uno dei suoi timori più grandi: all’alba della Guerra, il figlio prediletto Giuseppe fu chiamato ad arruolarsi dalle truppe italiane. Leonarda Cianciulli, a fronte di tutto quanto giù vissuto, divenne ancora più paranoica e si convinse che l’unico modo per salvare la vita al figlio fosse il sacrificio di altri umani. Eccoci quindi all’alba dei suoi omicidi.
Chi erano le vittime
Gli omicidi avvennero tutti tra il 1939 e il 1941; durante gli stessi anni si diffuse la voce della scomparsa di tre donne, ma nessuno a Correggio avrebbe mai pensato che si potesse trattare di omicidio, né tantomeno di una serie di omicidi commessi dalla conosciutissima Leonarda Cianciulli. La scelta delle vittime non fu casuale: la Cianciulli, infatti, scelse tre donne che conosceva bene e sole, tutte con risparmi piuttosto importanti e specialmente con pochi cari a Correggio. Tutte e tre le donne conoscevano bene Leonarda e tutte avevamo bisogno di lei per un determinato motivo.
La prima vittima di Leonarda Cianciulli fu Faustina Setti, una zitella di Correggio che si rivolse all’amica per trovare marito. La Cianciulli le aveva assicurato di aver trovato un potenziale marito nel villaggio vicino, facendosi anticipare circa 30.000 lire come ringraziamento per il lavoro svolto. Leonarda obbligò Faustina a scrivere una lettera ai familiari, per raccontare il motivo della sua assenza; tuttavia, quando Faustina si presentò a casa della Cianciulli, Leonarda la fece ubriacare con del vino e poi la uccise con un’ascia.
La seconda vittima sacrificale di Leonarda fu la Soavi, una donna di mezza età che la Cianciulli ingannò promettendo un lavoro come insegnante all’estero. Fece scrivere alcune lettere anche a lei e poi, invitandola a casa per un ultimo saluto, la drogò con il vino e la uccise sempre con un’ascia.
La terza ed ultima vittima fu Virginia Cacioppo, un’ex soprano molto noto per aver studiato a Milano ed essersi esibita al Teatro alla Scala. Dopo aver ingannato la donna offrendo un finto lavoro presso un impresario a Firenze, la Cianciulli mise nuovamente in scena le stesse mosse, uccidendola.
Torte e sapone: il copione di Leonarda Cianciulli che si ripete
Per tutte queste donne, il copione macabro era sempre lo stesso: dopo averle uccise, Leonarda Cianciulli trasportava i corpi in un armadio per far scolare il sangue in una bacinella. Una volta scolato il sangue, la donna asciugava i pezzi dei cadaveri in forno, mescolandoli infine con altri ingredienti per sfornare torte e biscotti; questi venivano mangiati dalla famiglia ed offerti anche ai conoscenti.
Il motivo per cui oggi la Cianciulli è conosciuta con l’appellativo di “Saponificatrice di Correggio” deriva dalla pratica della donna di sciogliere la carne delle vittime con la soda caustica. La donna ha ammesso, infatti, di aver agito così per tutte le sue tre vittime: gettando parti di corpo grasso in litri di soda caustica comprati per fabbricare saponette, è riuscita a disfarsi completamente dei corpi. Aggiungendo anche alcune gocce di colonia, creò saponette a suo dire profumate, che regalò anche ad amici e conoscenti.
Il processo e gli ultimi anni
Proprio grazie alla cognata dell’ultima vittima iniziarono le indagini riguardanti la sparizione di queste tre donne. La cognata di Virginia Cacioppo iniziò a sospettare di Leonarda Cianciulli dopo aver visto la Cacioppo entrare in casa della killer e non uscirne più. Nel 1946 fu ritenuta colpevole dei tre omicidi: inizialmente l’accusa ipotizzò che il movente fosse economico, ma la stessa donna affermò più volte di aver commesso gli omicidi come tributo. A rendere tutto ancora più macabro, secondo alcune testimonianze, Leonarda Cianciulli diede prova in un obitorio delle tecniche messe in atto per dimostrare di aver compiuto tutti gli omicidi da sola.
La condanna della Cianciulli prevedeva 30 anni di reclusione, oltre ad un periodo scontato in manicomio criminale. Leonarda morì del 1970 in manicomio, a seguito di un ictus. Tutti gli strumenti utilizzati per portare a termine gli omicidi sono oggi conservati nel Museo Criminologico di Roma, dove vennero portati nel 1949.