Lungo il fianco nord-occidentale del Monte Fuji in Giappone si estende una foresta di circa 30 chilometri quadrati. È la foresta di Aokigahara, conosciuta anche con il nome di foresta Jukai, che significa mare degli alberi. Il luogo in cui sorge le ha conferito alcune particolarità fisiche, ma la foresta è principalmente famosa per un fenomeno più tetro. Storicamente è legata al fantasmi della mitologia giapponese, ma negli ultimi decenni è diventata famosa per essere uno dei siti di suicidi più utilizzati al mondo. Ecco perché oggi è conosciuta come la Foresta dei Suicidi.
La foresta dei suicidi: insieme al Golden Gate Bridge è il luogo maggiormente scelto
La foresta dei suicidi del Giappone sorge alle pendici del Monte Fuji e si estende per molti chilometri quadrati. Il suo terreno è particolare: oltre alla terra, si trova anche la lava indurita che vi si è depositata a seguito dell’ultima grande eruzione del Monte Fuji intorno a metà dell’800 d.C. La lava che si è depositata sul terreno e la densità degli alberi che popolano la foresta regalano ai visitato un forte senso di silenzio e solitudine, che contribuisce ad accrescere la sua reputazione. Il terreno è principalmente composto da roccia vulcanica e i sentieri della foresta conducono alle diverse attrazioni turistiche, tra cui una grotta completamente ghiacciata tutto l’anno.
La foresta ha una sfortunata particolarità, che è la caratteristica per cui la si ricorda oggi: è uno dei luoghi maggiormente scelti da persone che scelgono di porre fine alla propria vita. Per questo motivo è nota come la foresta dei suicidi. A partire dalla metà del 1900, nella foresta di Aokigahara si sono registrati un numero tra 20 e 30 suicidi ogni anni.
La foresta è molto ampia e questo è uno dei motivi per cui viene spesso scelta per questo atto. I visitatori che vi si recano disperati hanno scarse probabilità di incontrare qualcuno una volta all’interno. Ogni anno decine di cadaveri vengono proprio ritrovati dai volontari che si occupano della pulizia e della salvaguardia della foresta.
Prevenzione: cartelli per rivalutare le proprie scelte
Proprio a causa del numero elevato di suicidi nella foresta, il governo ha dato vita ad un piano con misure di prevenzione per ridurre il tasso di almeno il 20% entro il prossimo decennio. Tra queste attività ci sono l’introduzione di telecamere di sicurezza all’ingresso della Foresta e l’aumento di sorveglianza. Tutta la foresta è inoltre piena di messaggi positivi e cartelli che scoraggino i suicidi dal compiere tale azione. Negli ultimi anni il Governo ha scelto di non diffondere più i numeri esatti dei suicidi nella foresta di Aokigahara, per evitare che il luogo diventasse ancora più popolare.
La corrente spiritualista giapponese crede che i suicidi commessi all’interno della foresta di Aokigahara abbiano avuto un effetto sulla vegetazione della stessa. Si crede anche che da essi derivino alcune attività paranormali e spiriti che impediscono alle persone di fuggire dalla parte più profonda della foresta.
Il fenomeno dei suicidi in Giappone
Oggi in Giappone il suicidio è uno dei principali problemi. L’incidenza tra la popolazione è altissima e tra le principali cause figurano problemi legati alla sfera economica e alla sfera sociale. Il picco di casi è stato raggiunto tra il 2010 e il 2011, con oltre 30 mila casi in un solo anno e da allora il numero è in costante calo.
In una cultura così distante dalla nostra come quella giapponese, il fenomeno del suicidio trova radici molto antiche. Culturalmente e religiosamente il Giappone non ha mai condannato il suicidio. Le principali religioni professate in Giappone, il buddishmo e lo shintoismo, non considerano il suicidio come un peccato. Nel buddismo, per esempio, la morte è considerata solamente come il passaggio da una forma di vita ad un’altra.
L’atto che oggi è protagonista della foresta dei suicidi di Aokigahara è in realtà storicamente radicato: già oltre 1000 anni fa si praticava il Seppuku. Nel corso dei secoli i samurai e gli eroi hanno compiuto questo rituale sia per espiare una colpa, sia come come condanna a morte. In questo caso si obbligava il condannato a togliersi la vita da solo. Altro fenomeno ampiamente diffuso in Giappone e in generale in tutto il mondo asiatico è il Karoshi, che letteralmente significa “morte per troppo lavoro”. La pressione in ambito lavorativo, le poche ore di ferie e l’aumento delle ore lavorative durante il giorno e la settimana sono le principali cause.