L’anno senza estate: il 1816 e i disastri climatici nel mondo

Temperature polari nel bel mezzo di giugno, neve a luglio e gelate incredibili ad agosto: sono fenomeni atmosferici decisamente inusuali per il periodo. Purtroppo oggi fenomeni così particolari durante i mesi estivi sono sempre più comuni, a partire da temporali improvvisi, acquazzoni e grandinate. L’estate 2021 è una delle peggiori estati per quanto riguarda i cambiamenti climatici, da ondate anomale di calore seguite da altrettanti fenomeni devastanti. L’estate, per come la conosciamo, potrebbe sparire? Qualcosa è già successo nel passato: nel 1816 si è registrato un anno senza estate.

L’anno della povertà nella piccola era glaciale

Secondo un detto inglese, il 1816 è conosciuto anche come Eighteen hundred and froze to death, ovvero: 1800 e morivi di freddo. Infatti, il 1816 fu un anno segnato da particolari cambiamenti climatici, in cui si registrano temperature nettamente inferiori alla media in gran parte del mondo, dall’Europa, all’Asia e all’America. Ecco perché viene chiamato anche l’anno senza estate.

Anno senza estate - mappa temperature
Credits: Giorgiogp2 via Wikimedia Commons

In tutto l’emisfero settentrionale le temperature hanno subito forti diminuzioni, tanto che in Europa si ricorda anche come il periodo più freddo tra il 1766 e il 2000. L’anno senza estate si ricorda principalmente per il disastro agricolo che ne derivò; temperature così fredde in un periodo così particolare dell’anno hanno avuto un effetto catastrofico in molte zone dell’Asia, in Europa occidentale, in Canada e negli stati più a nord degli Stati Uniti. Quest’anomalia nelle temperature medie globali provocò gravi carenze alimentari in tutto l’emisfero boreale.

I principali effetti dell’anno senza estate

Nel corso di tutto l’anno ci furono importanti cambiamenti, ma tra tutte le stagioni del 1816 sicuramente quella che mutò di più fu l’estate. È per questo motivo che si parla di anno senza estate, e non di anno senza un’altra stagione. Durante l’estate del 1816 si registravano temperature molto fredde e umide, decisamente anomale rispetto a quanto previsto. Queste condizioni portarono a morte del bestiame, perdita delle coltivazioni e carestie in tantissime aree, con alcune differenze dipendenti dalla storia che ogni popolo stava vivendo.

Anno senza estate - Grano e neve
Credits: Bansshiva via Pixabay

L’Europa e le Guerre Napoleoniche

Nel 1816 l’Europa stava già affrontando un periodo storico non particolarmente felice. I raccolti dei diversi Paesi erano scarsi già da qualche anno; oltre a questo, l’Europa stava cercando di riprendersi a seguito delle Guerre Napoleoniche che ebbero luogo nel decennio precedente. Le basse temperature aggravarono la situazione dei raccolti: Paesi come Gran Bretagna e Irlanda furono i più colpiti dalle piogge e persero quasi la totalità delle coltivazioni di grano, avena e tuberi. Di conseguenza questo portò ad un aumento del costo dei generi alimentari in gran parte dell’Europa e la situazione continuò a peggiorare. Tra il 1816 e il 1817 si registrano tanti saccheggi e rivolte, situazioni portate all’estremo dalla fame del popolo. Non da ultimo, la carestia e la malnutrizione causarono diverse malattie, tra cui il dilagarsi di un’epidemia di tifo.

Carestie e malattie anche in America e Asia

Anche in Asia gli effetti dell’anno senza estate si fecero sentire. Alcune aree situate in zone tipicamente tropicali registrarono temperature così basse da vedere la neve diverse volte. Precipitazioni miste a neve distrussero i raccolti di riso. La stagione dei Monsoni fu interrotta e questo causò diverse inondazioni, peggiorando ancora di più le condizioni precarie della popolazione.

Anno senza estate - arbusti congelati
Credits: farmersalmanac.com

Nella maggior parte degli stati del nord del continente americano, già nella primavera del 1816 si iniziò a registrare una nebbia molto secca e soprattutto persistente. Nemmeno le forti piogge riuscirono ad abbatterla, e durò fino a filtrare fortemente i raggi del sole. È vero che l’abbassamento delle temperature durante i mesi estivi non fu così grave da sopportare perché gli abitanti erano già abituati a temperature rigide durante gli inverni. Il problema più grande nell’anno senza estate, anche qui, furono i danni all’agricoltura. I campi ghiacciarono anche a luglio e il raccolto andato a male non era nemmeno valido come alimento per il bestiame.

Un’eruzione vulcanica determinò un anno senza estate

Ad oggi la causa principale dell’anno segnato dall’assenza dell’estate è ricondotta ad un’eruzione vulcanica avvenuta l’anno prima in Indonesia. Infatti, nel 1815 eruttò uno dei più grandi vulcani attivi, il vulcano del Monte Tambora sull’isola di Sumbawa. Questa fu sicuramente l’eruzione più grande degli anni, ma in quel periodo si registrano diverse attività vulcaniche. Tra il 1808 e il 1814 ce ne furono altre cinque, anche se con effetti meno devastanti. L’eruzione che portò a vivere un anno intero senza l’estate fu la più grande, ma portava con sé anche gli effetti minori delle eruzioni precedenti.

Vulcano Tambora - Indonesia
Credits: European Space Agency via Flickr

L’eruzione di un vulcano porta con sé la fuoriuscita di magma e cenere, oltre ad un grande quantitativo di polveri; oltre a questo, un vulcano emette anche anidride solforosa. La cenere vulcanica nell’atmosfera ha creato una specie di ombrello sull’emisfero nord; questo a sua volta ha attenuato i raggi solari, riflettendoli, e comportando un’ulteriore freddo record l’estate successiva, proprio l’estate del 1816.

Vulcano Tambora - illustrazione dell'eruzione
Rappresentazione del Vulcano Tambora. Credits: via meteoweb.eu

Dopo tutte i problemi di cui abbiamo parlato ci chiediamo: ci sono stati anche effetti meno negativi? In realtà si, dal punto di vista culturale. L’anno senza sole e il clima generalmente più cupo in tanti luoghi della Terra hanno ispirato alcuni scrittori e hanno contribuito alla nascita dei romani gotici. Autori oggi famosissimi come Lord Byron o Mary Shelley si trovavano in una condizione che rendeva difficile mantenere un atteggiamento estremamente positivo: proprio nel 1816, Mary Shelley iniziò a scrivere Frankenstein o Il moderno Prometeo.

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