Quando si domanda alle persone di che cosa abbiano paura, spesso le risposte più frequenti riguardano il parlare in pubblico, la solitudine, gli aghi, le altezze vertiginose. In realtà c’è una paura che accumuna molte persone, specialmente in età infantile. Si tratta della coulrofobia, la paura dei clown. Potrebbe sembrare strano: alla fine parliamo di facce buffe, colori sgargianti e tante risate. Quando i pagliacci sono diventati così spaventosi?
Dove nasce la paura dei clown?
Pensando ai clown vengono subito in mente situazioni buffe: i pagliacci sono conosciuti per portare il sorriso. In realtà non c’è da scherzare: una fobia è una risposta psicologica fortemente radicata nell’inconscio umano, legata ad eventi quasi sempre traumatici. Le persone che hanno paura dei clown trovano molto difficile mantenere la calma di fronte ad eventi che per la maggior parte delle persone possono sembrare normali. Questo vale anche in situazioni più rilassate, come potrebbe essere uno spettacolo al circo o una fiera.

Il primo motivo per cui i clown possono far paura è il fatto stesso che rappresentano una persona. Il trucco è marcato, il naso rosso quasi sempre presente e spesso indossano anche una parrucca, ma prima di tutto i pagliacci sono persone. La somiglianza è talmente forte che si crea un effetto inquietante. In psicologia si parla di effetto dell’uncanny valley: si tratta di un fenomeno di realismo estremo che produce nelle persone una sensazione di disagio. È un po’ ciò che prova chi ha paura delle bambole.
Oltre alla somiglianza, però, ci si rende conto che qualcosa non funziona come ci aspettiamo. La faccia dei clown non si comporta come i volti che siamo soliti conoscere ed è forse questo l’aspetto più spaventoso. Spesso ci si trova di fronte a sorrisi estremamente forzati e colori molto forti, poco naturali. Il cervello viene tratto in inganno e non è più in grado di riconoscere con precisione le espressioni.

Infine, ciò che spesso rende i clown più buffi è il terzo fattore che scatena una sensazione di paura: i movimenti imprevedibili e goffi. Un clown enfatizza i propri movimenti, modificando il modo di camminare e muoversi, rendendolo quasi innaturale. Per chi soffre di coulrofobia, l’imprevedibilità si trasforma subito in ansia e paura.
Coulrofobia tra cinema e libri: i pagliacci più spaventosi
La figura del clown esiste da moltissimo tempo, ancora prima del cinema e del circo. Il pagliaccio, conosciuto come intrattenitore, è presente già nell’antichità: Egitto, Grecia, Impero Romano.

La parola clown è invece diventata popolare solo nel XVI secolo. È proprio in questo periodo che in Italia si diffonde la Commedia dell’Arte, una forma di teatro da cui nascono alcune delle maschere più conosciute ancora oggi, come Arlecchino. L’immagine del pagliaccio con pittura e colori vivaci sul viso si deve all’inglese Joseph Grimaldi, che rese il clown più importante come personaggio teatrale.
Oggi la paura suscitata dai clown è fortemente sfruttata dal mondo dei libri e del cinema. In questi casi, spesso i pagliacci sono rappresentati come delle figure negative e con una personalità complessa. L’esempio oggi più famoso è rappresentato dalla figura di Joker, il personaggio antagonista di Batman. Dagli anni ’50 in poi la figura del Joker è stata raccontata facendo leva su elementi diversi, ma con una base comune: un personaggio malvagio, a tratti insicuro, e folle.

Altro personaggio di romanzi e cinema che ha contribuito a veicolare la paura per i clown è It. Si tratta di un essere muta-forma, protagonista dell’omonimo romanzo di Stephen King; It appare principalmente nella veste di pagliaccio malefico, conosciuto come Pennywise il Pagliaccio Ballerino.