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Foto post-mortem: l’inquietante pratica utilizzata durante il XIX secolo

A volte, quando siamo nostalgici, riprendiamo dal cassetto l’album delle foto per rivivere i momenti passati. Foto con amici, con la famiglia, col proprio animale domestico e di tanti altri tipi. Durante il XIX secolo, venivano immortalati momenti diversi da quelli che fotografiamo noi ora, momenti che si vorrebbero dimenticare. Era infatti uso, a quel tempo, fare foto post-mortem. Inquietante, non è vero?

fotografie defunti
Nella prima immagine, due bambine posano con la madre deceduta; nella seconda a nella terza foto, un padre e una madre tengono il loro bambino deceduto come stesse dormento. Credits: bbc

La fotografia post-mortem, che ora noi potremmo disapprovare, era in realtà considerata una commemorazione del morto, accompagnata da amore e rispetto per quest’ultimo. Era una pratica che si diffuse in un’Inghilterra vittoriana, un’epoca antecedente agli antibiotici e quindi caratterizzata da una grande quantità di morti, soprattutto infantili.

Come nasce questa pratica?

Le foto post-mortem nacquero con l’invenzione del dagherrotipo. Questa pratica consisteva nel lucidare una lastra di rame argentato fino a ottenere una finitura a specchio. Dopodiché veniva trattata con dei fumi che rendevano la superficie sensibile alla luce e quindi pronta per essere inserita in una macchina fotografica per un tempo che dipendeva dalla quantità di luce a cui si era esposti. Infine, l’immagine finale veniva ricavata fumandola con vapore di mercurio e rimuovendo la sua sensibilità alla luce con un trattamento chimico liquido.

Macchina fotografica: dagherrotipo
Processo per l’uso del dagherrotipo. Credits: the collector

Prima di questa invenzione, le famiglie si facevano ritrarre. Ciò non era però molto economico, quindi potevano permetterselo solo le famiglie altolocate. Il dagherrotipo, economico e veloce, diede la possibilità anche alla classe media di commemorare i morti grazie alle foto post-mortem. Con l’aumento del numero di fotografi, il costo del dagherrotipi diminuì. Inoltre, verso il 1850, vennero introdotte procedure meno costose come l’utilizzo del vetro o della carta invece che del rame placato in argento.

Le foto post-mortem facevano sembrare i morti vivi per un’ultima volta

Poiché sia il soggetto che la scena potevano essere disposti a proprio piacimento, le foto post-mortem fecero in modo di poter commemorare il defunto nel modo in cui più si preferiva. Spesso il deceduto veniva disposto in modo da dare l’impressione di dormire. In alcune occasioni, si optava per truccare il defunto in modo da eliminare i segni della morte e dare quindi l’illusione che questo fosse in realtà vivo. Per rendere lo sguardo meno vuoto, i fotografi, se erano abbastanza abili, manipolavano il negativo dipingendo gli occhi sulle palpebre chiuse.

Fotografie post-mortem
Nella foto a sinistra gli occhi del bambino sono stati dipinti; la foto a destra immortala una bambina mentre sembra stia dormento, circondata dalle sue bambole. Credits: bbc

Inoltre, delle volte venivano utilizzati dei supporti che facevano in modo di tenere dritto o in piedi il cadavere. In questo modo, davano l’impressione di essere ancora vivi. Capitava che il morto apparisse più nitido in foto, a differenza delle altre persone che posavano con lui, a causa della mancanza di movimento.

foto post-mortem
Credits: Il salotto di Miss Darcy

I bambini deceduti venivano posti in grembo alla madre per poterli tenere in posizione verticale. Gli adulti venivano immortalati all’interno di una bara, ma anche seduti con un libro in mano o con altri oggetti di scena.

Le foto post-mortem erano caratterizzate da dei simboli, da dei colori o da dei gesti che venivano associati alla morte. Un uccello morto, una corda tagliata, dei fiori cadenti indicavano che il soggetto era deceduto.

Un modo per affrontare il lutto

I vittoriani non avevano paura di mostrare la morte per quello che era. Ora come ora, siamo soliti nascondere la morte, riluttanti a parlarne e delle volte si cerca di non manifestare i propri sentimenti a riguardo. Quando una persona muore, siamo soliti disporre nella bara una foto di quando era vivo perché è così che vogliamo ricordarlo…con quel sorriso, con quello sguardo.

Morte in foto
Credits: The forgotten

I decessi nel XIX secolo venivano immortalati con le foto post-mortem, immagini dolorose. I defunti venivano messi in posa e la scena che circondava il soggetto veniva disposta ad opera d’arte, lontani dalle fotografie istantanee che per noi è così facile scattare tramite i nostri smartphone. Genitori in lutto, bambini che sembrano addormentati, mogli che accarezzano il viso del loro amato. L’atto di commemorare i loro cari servì non solo come forma di ricordo, ma anche per alleviare le inevitabili fasi di dolore che si provano durante il lutto.