Per quanto possa sembrare incredibile pensarlo al giorno d’oggi, i tacchi furono originariamente creati per gli uomini. Ciò che da generazioni è ritenuto sinonimo di sensualità e femminilità un tempo era stato designato per un altro scopo.
Si ritiene che i paesi europei abbiano adottato la cultura dei tacchi da paesi asiatici come la Turchia e la Persia (Iran). Nell’antico Egitto, ad esempio, le calzature erano principalmente una distinzione di classe. I poveri erano soliti camminare scalzi; i ricchi, invece, indossavano scarpe basse come simbolo di appartenenza alla classe superiore.
“Il tacco alto fu indossato per secoli in tutto il Vicino Oriente come una forma di calzatura da equitazione”
– Elizabeth Semmelhack del Bata Shoe Museum di Toronto
Una buona abilità a cavallo era essenziale per gli stili di combattimento della Persia.
I tacchi alti come status sociale
Un’ondata di interesse per tutte le cose persiane passò poi attraverso l’Europa occidentale. Le scarpe in stile persiano furono adottate con entusiasmo dagli aristocratici, che cercavano di dare al loro aspetto un tocco virile e maschile che solo le scarpe col tacco potevano fornire (o apparentemente così sembrava).
Uno dei modi migliori per mostrare il proprio status sociale era l’impraticabilità. Le classi superiori, infatti, utlizzavano sempre abiti poco pratici e scomodi: non lavoravano nei campi e non camminavano molto. Luigi XIV di Francia fu un considerevole collezionista di scarpe: un grande re, ma dalla statura piuttosto bassa! Integrò la sua altezza di altri 10 cm con i tacchi, spesso decorati in modo elaborato con raffigurazioni di scene di battaglia.
La moda, quindi, si diffuse presto oltreoceano. Nel 1670, Luigi XIV emanò un editto in base al quale solo i membri della sua corte potevano indossare tacchi rossi. In teoria, tutto ciò che chiunque nella società francese doveva fare per verificare che qualcuno fosse a favore del re era guardargli le scarpe.
Il ritratto dell’incoronazione di Carlo II d’Inghilterra del 1661 lo vede indossare un paio di enormi tacchi rossi in stile francese, anche se era già alto 1,85 metri.
Sebbene gli europei fossero stati attratti per la prima volta dai tacchi perché la connessione persiana conferiva loro un’aria più virile, una mania nella moda femminile per l’adozione di elementi di abbigliamento maschile fece sì che il loro uso si diffuse presto anche alle donne.
Nel corso del tempo, le donne iniziarono lentamente a chiedere la parità di status degli uomini. Indossare tacchi, cappelli, aggiungere spalline ai loro abiti, tagliare i capelli corti e fumare pipe erano tutte misure per mostrare agli uomini che erano di pari livello. I tacchi svilupparono lentamente un’associazione con la sessualità femminile, poiché enfatizzavano le curve delle donne e allungavano le gambe.
Caterina de Medici e i primi tacchi a spillo
Caterina de Medici fu la prima donna mai registrata ad aver indossato i tacchi nel XVI secolo. Voleva apparire alta durante il suo matrimonio, dato che era solo 1,50 metri di altezza. Questa tendenza fu rapidamente ripresa da altre donne, che iniziarono poi a indossare i tacchi, utili anche ad evitare che le lunghe gonne si sporcassero, poiché il cemento non era ancora stato sviluppato a quel tempo.
Con il tempo, la moda iniziò a cambiare. Gli uomini cominciarono ad indossare un tacco più squadrato, più robusto, più basso e impilato, mentre i tacchi delle donne diventarono più sottili, più sinuosi. Le punte delle scarpe da donna erano spesso affusolate in modo che quando apparivano dalle gonne, i piedi di chi li indossava sembravano piccoli e delicati.
Ma perchè gli uomini hanno rinunciato al tacco?
L’Illuminismo cambiò poi la visione maschile nei confronti della moda e dei tacchi: l’età dei lumi portò con sé un nuovo rispetto per il razionale e l’utile e un’enfasi sull’istruzione piuttosto che sul privilegio. Fu all’inizio di quella che è stata chiamata la Grande Rinuncia che gli uomini abbandonarono l’uso di gioielli, colori vivaci e tessuti ostentati a favore di un aspetto scuro, più sobrio e omogeneo.
Tacchi: “sciocchi ed effeminati”
L’abbigliamento maschile non funzionava più così chiaramente come rappresentazione della classe sociale. Mentre questi confini sfumavano, le differenze tra i sessi divennero più pronunciate. C’erano rigidi ruoli di genere e i tacchi erano considerati sciocchi ed effeminati. I maschi erano stereotipati come pratici e razionali, mentre le donne erano viste come sentimentali ed emotive: caratteristiche che le rendevano più adatte ai tacchi rispetto agli uomini.
Il tacco alto, una volta separato dalla sua funzione originaria di andare a cavallo, diventò un esempio primario di abbigliamento poco pratico. Nel 1740, gli uomini avevano completamente smesso di indossarlo.
Potremmo mai tornare a un’era di ragazzi che stringono i loro grandi piedi pelosi in tacchi alti, lucenti e sensuali? E’ davvero molto improbabile! Tuttavia, chi può mai sapere quali significati assumeranno i tacchi in futuro?!