Quando pensate che tutto stia andando male, di essere perseguitati dalla sfortuna, non temete. C’è chi è riuscito a sfuggire a essa, nonostante fosse continuamente bersagliato dalla iella. Un ottimo esempio è Roy Sullivan, un ranger che riuscì a sfuggire non solo alla sfortuna, ma anche alla morte stessa! Infatti, quest’uomo è riuscito in qualche modo a sopravvivere a sette diversi fulmini che lo colpirono in sette diverse occasioni. Durante l’arco della propria vita, la probabilità di essere colpiti da un fulmine è 1 su 3000, ma Roy Sullivan dimostrò di poter sfidare ogni probabilità. Per questa sua sfortuna, gli venne riconosciuto il Guinness World Record come la persona colpita da un fulmine più volte registrata.
La vita di Roy Sullivan risultò essere un’attrazione dall’infanzia
Roy Cleveland Sullivan nacque nel 1912 nella contea di Greene, Virginia. Quando ancora era bambino e intento ad aiutare il padre a tagliare il grano nei campi, un fulmine colpì la lama della sua falce senza però ferirlo. Tuttavia, non essendo in grado di provare il fatto, questo primo “colpo di fulmine” non venne registrato.
Nel 1936, Roy Sullivan intraprese la strada di ranger presso il Parco Nazionale di Shenandoah. Questo lavoro non fu probabilmente a suo favore, dato che trascorse la maggior parte del suo tempo all’aria aperta, e quindi continuamente esposto ai fulmini.
1° fulmine – il peggiore a detta di Roy Sullivan
La prima volta che Sullivan venne colpito, fu nel 1942. Il ranger, a causa di un temporale, cercò rifugio presso una torre di avvistamento antincendio costruita di recente. Tuttavia, Roy Sullivan non considerò la sua un’ottima idea, vista l’assenza di un parafulmine sulla torre. Decise quindi di lasciare la struttura ma, dopo soli pochi metri, venne colpito da un fulmine.
Il fulmine gli ustionò l’intero corpo, gli stacco un’unghia del piede e gli lasciò un buco nella scarpa. Questo fu il primo fulmine che lo colpì che venne documentato e inoltre quello considerato dalla vittima stessa il suo peggior fulmine.
2° fulmine
Dopo 27 lunghi anni, Roy Sullivan, che ancora svolgeva il lavoro di ranger, si mise alla guida di un camion durante un temporale. In teoria la macchina agisce come gabbia di Faraday (contenitore utilizzato per bloccare i campi elettromagnetici), se non si lascia niente di aperto. Il nostro ranger lasciò però i finestrino abbassati. Fu in questo modo che un fulmine, dopo aver colpito gli alberi circostanti, si diresse dentro al camion passando dal finestrino. Sullivan, a cui bruciarono ciglia, sopracciglia e capelli, svenne a causa del colpo. Il camion continuò a muoversi, fermandosi vicino al bordo di un dirupo.
3° fulmine
L’anno dopo esser stato colpito dal secondo fulmine, Roy Sullivan si dirige nel cortile di casa sua. Fu in quel momento che un fulmine colpì un trasformatore di alimentazione rimbalzando poi verso Sullivan, ustionandogli la spalla sinistra.
4° fulmine – Roy Sullivan inizia ad avere paura
Mentre Sullivan era in servizio all’interno della stazione dei ranger, nel 1972, un fulmine entrò dentro l’edificio in cui questo si trovava. Ovviamente, il fulmine lo colpì, dando fuoco ai suoi capelli. Inizialmente Roy Sullivan cercò di spegnere le fiamme con una giacca, subito dopo si diresse in bagno nel quale tamponò la sua testa con un asciugamano bagnato.
Da questo momento in poi, Sullivan iniziò a pensare che qualche forza stesse cercando di ucciderlo, sviluppando un enorme paura per la morte. Rimase mesi in cui, ogni volta che veniva sorpreso da una tempesta, si accostava e si sdraiava nei sedili posteriori aspettando la fine del mal tempo. Pensando inoltre di attirare perennemente i fulmini, decise di portare sempre con sé dell’acqua in caso avesse nuovamente preso fuoco.
5° fulmine
Nell’agosto del 1973, mentre pattugliava il parco, Roy Sullivan si rese conto dell’arrivo in lontananza di una tempesta. Si mise quindi a correre verso la parte opposta ma, proprio quando pensava di essersi messo in salvo, scese da camion e venne colpito. Braccio e gamba sinistra vennero bruciati, a quel punto, strisciando, andò verso il camion da cui prese la tanica d’acqua che versò sopra la sua testa che anche stavolta era in fiamme.
6° fulmine – la goccia che fece traboccare il vaso
A giugno del 1976, Sullivan, ancora una volta bersagliato dai fulmini, venne ferito alla caviglia mentre lavorava. A quel punto, il ranger decise di dimettersi dopo 36 anni di servizio e di trasferirsi con la moglie a Dooms, Virginia. Per evitare altri brutti scherzi, attrezzò gli alberi della sua nuova casa con dei parafulmini.
7° fulmine – il colpo finale
Un sabato mattina del giugno 1977, Roy Sullivan decise di rilassarsi dedicando la giornata alla pesca. Fu allora che il suo settimo e ultimo fulmine lo colpì, incendiandogli nuovamente i capelli, provocandogli la perdita dell’udito in un orecchio e ustioni al petto e al tratto digerente, fino allo stomaco.
Tuttavia la sua sfortuna non finisce qui. Infatti, ripresosi dallo shock, si diresse verso la macchina ma in quel momento qualcosa gli si parò davanti: un orso che cercava di impossessarsi delle trote da lui pescate. Nonostante il trauma appena subito, Roy Sullivan ebbe la forza di difendersi, colpendo l’orso con un ramo.
La solitudine di Roy Sullivan
A causa di questo suo problema, Roy Sullivan venne evitato da tutti per paura di essere colpiti da un fulmine. L’ex ranger raccontò di come un giorno, mentre camminava con il capo ranger, udendo l’arrivo di un temporale, questi si girò verso Sullivan e gli disse “Bene, ci vediamo dopo”.
Essere colpiti da un fulmine implica nel 10% dei casi morte certa e nel 90% rimanere con qualche disabilità. Il nostro Sullivan fu fortunato nella sua sfortuna, in quanto non solo sopravvisse a 7 fulmini ma inoltre non ebbe mai bisogno di essere portato al pronto soccorso.
Nonostante il suo esser sempre scampato alla sfortuna, Roy Sullivan si suicida il 28 settembre del 1983, all’età di 71 anni. Si sparò alla testa con il suo fucile per motivi ancora ignari. Alcuni ipotizzano si trattasse di depressione dovuta a un amore non corrisposto, altri pensano fosse stata la moglie a ucciderlo e qualcuno crede che fosse stanco di guardarsi continuamente le spalle da possibili fulmini.