Fu il 1898 quando due coniugi, Marie e Pierre Curie, scoprirono due elementi radioattivi: il polonio e il radio. Grazie a questa scoperta, Marie Curie fu la prima donna a vincere un Premio Nobel e, inoltre, la prima persona ad averne vinto due. Nonostante le sue scoperte le abbiano portato la fama, furono la causa della sua morte. Infatti, morì nel ’34 di anemia aplastica causata da una prolungata esposizione alle radiazioni. La stessa sorte toccò a delle operaie verso gli anni ’20, oggi conosciute come le Radium Girls (ragazze del radio).
Il radio si comporta in modo simile al calcio. Poiché il corpo utilizza il calcio per produrre le ossa, il radio ingerito viene scambiato per questo, incorporandolo quindi nell’osso. Ciò comporta la necrosi ossea e i tumori dovuti dalla radioattività dell’elemento. La malattia si sviluppa dipendentemente dalle dosi assunte, ma se si tiene conto delle dosi con cui avevano a che fare le Radium Girls, si parla solo di pochi anni.
Un lavoro altamente radioattivo
All’inizio della prima guerra mondiale, vennero fondate delle fabbriche (United States Radium Corporation) produttrici di orologi e quadranti militari. La particolarità di questi orologi era il materiale utilizzato: il radio, un elemento altamente radioattivo, con la capacità di illuminarsi al buio. Nonostante il radio fosse stato scoperto 20 anni prima e classificato radioattivo da Marie Curie, le sue proprietà non erano ben note. Questo elemento venne utilizzato come trattamento per il cancro e, di conseguenza, venne considerato miracoloso. Fu utilizzato addirittura per dentifrici e cosmetici.
La prima fabbrica aprì in New Jersey dove vennero assunte circa 70 donne. Si dimostrò essere un lavoro remunerativo, circa tre volte il salario medio, e affascinante. Le operaie avevano il compito di applicare la vernice luminosa sui quadranti degli orologi. Ciò senza nessun tipo di precauzione e, inoltre, venne consigliato loro di leccare il pennello affinché la punta rimanesse fine.
Al tempo, le Radium Girls erano inizialmente conosciute come le “ragazze fantasma” in quanto, data la continua esposizione al radio, brillavano. I loro vestiti, i capelli e anche la loro pelle erano talmente intrisi dell’elemento radioattivo che si illuminavano al buio. Le Radium Girls, ignare degli effetti collaterali della vernice da loro utilizzata, sfruttavano questa caratteristica. Difatti, utilizzavano i loro vestiti migliori sul lavoro, in modo tale che il tessuto risplendesse quando andavano a ballare a fine turno. Alcune si applicarono persino la vernice sui denti in quanto conferiva un sorriso più “radioso”.
Le prime Radium Girls vittime della radioattività
Alle ragazze venne assicurato che la vernice da loro utilizzata era sicura. Nonostante ciò, gli uomini della fabbrica indossavano grembiuli di piombo nei loro laboratori e maneggiavano il radio con pinze con la punta d’avorio. Questo perché si pensava che una piccola quantità di radio fosse benefica, perciò le ragazze non avrebbero avuto problemi.
La prima a presentare problemi fu Amelia (“Mollie“) Maggia. Iniziò tutto con un dolore al dente che venne rimosso dal dentista. Successivamente sentì dolore a un altro dente, che fece la stessa fine del primo. Al posto dei denti mancanti uscirono delle dolorose ulcere, sanguinanti e piene di pus. Soffrì anche di dolore agli arti lasciandola incapace di camminare. Tuttavia, il medico, pensando si trattasse di reumatismi, la rimandò a casa con una semplice asprina. Poco dopo, Mollie perse la maggior parte dei denti e la mascella si sbriciolò al semplice tocco del dentista. La giovane donna, che stava letteralmente cadendo a pezzi, morì il 12 settembre del 1922 a causa di una massiccia emorragia. I medici, non sapendo a cosa fosse dovuta la sua morte, scrissero che si trattava della sifilide.
Si trattò solo della prima ragazza morta in agonia per avvelenamento da radio, a cui seguirono tante altre morti.
La fine della condanna
Per i primi due anni, il datore di lavoro negò qualsiasi collegamento tra la morte delle operaie e il lavoro da queste compiuto. Dopodiché, la società decise di indagare sulla questione arrivando alla conclusione che effettivamente la morte delle Radium Girls era dovuta dagli effetti dell’esposizione al radio. Tuttavia, l’azienda nascose tali risultati condannando, di conseguenza, i loro dipendenti.
Nel 1925, un patologo, Harrison Martland, sviluppò un test che dimostrò definitivamente la nocività del radio. Quando l’industria continuò a negare l’ormai evidenza, le Radium Girl decisero di reagire. Molte avevano capito di essere ormai giunte alla fine dei loro giorni ma volevano comunque aiutare i propri colleghi. Due anni dopo, l’avvocato Raymond Berry accettò il caso. Molte operaie erano però in fin di vita, quindi dovettero accettare un accordo extragiudiziale. Il fatto finì in prima pagina in tutto il mondo. Ciò nonostante, la Radium Corp. negò il proprio ruolo nelle morti, continuando a uccidere le lavoratrici. Fu solo nel 1938, quando un’operaia in fin di vita di nome Catherine Wolfe Donohue fece causa con successo alla società, che la questione venne finalmente risolta.