Quanta percentuale del nostro cervello riusciamo ad usare davvero?

Il cervello è l’organo più complesso del corpo umano. Molti credono che una persona utilizzi solo il 10% del proprio potenziale cerebrale. C’è qualche verità in questa convinzione comune o è semplicemente un mito da sfatare?

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L’idea che usiamo solo il 10% del nostro cervello è profondamente radicata nella cultura popolare. Uno studio del 2013 ha rilevato che il 65% degli americani crede che questo sia vero. Non è del tutto chiaro come si sia diffusa questa idea senza dubbio accattivante, ma di certo è una nozione assolutamente fantascientifica.

Una falsa percentuale dalle dubbie origini

Il cervello umano è complesso. Oltre a eseguire milioni di atti banali, compone musiche, riflette, elabora e fornisce soluzioni eleganti alle equazioni. È la fonte di tutti i sentimenti, comportamenti ed esperienze umani, nonché il ricettacolo della memoria e dell’autocoscienza. Quindi non sorprende che il cervello rimanga un mistero in sé. A questo mistero si aggiunge la tesi secondo cui gli esseri umani impiegano “solo” il 10% del loro cervello. Se solo le persone normali potessero attingere a quell’altro 90% sprecato, potrebbero diventare più intelligenti, più creativi, dei sapienti che ricordano interi libri a memoria o forse anche dotati di poteri telecinetici.

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Sebbene sia un’idea allettante, il “mito del 10%” è talmente sbagliato che è quasi ridicolo, come afferma il neurologo Barry Gordon della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora. Sebbene non ci sia un colpevole definitivo da accusare per aver dato inizio a questa leggenda, l’idea è stata collegata allo psicologo e autore americano William James. Quest’ultimo ha sostenuto, in The Energies of Men (del 1907), che “stiamo usando solo una piccola parte del nostre possibili risorse mentali e fisiche.” Ma James, in realtà, nei suoi studi si riferiva in termini più vaghi a una energia mentale latente. Era ottimista sul fatto che le persone potessero ottenere di più, ma non si riferisce al volume del cervello o alla quantità di cellule, né fornisce una specifica percentuale.

La cifra del 10% è menzionata nella prefazione del best seller del 1936 di Dale Carnegie, How to Win Friends and Influence People. A volte si dice che Albert Einstein sia stata la fonte. Il professor Della Sala ha cercato di trovare la citazione in questione, ma né lui né chi lavora negli archivi di Albert Einstein sono riusciti a trovarne alcuna traccia: quindi sembra che anche questo potrebbe essere un mito.

Sfatiamo un mito: quanta percentuale usiamo in realtà?

Il neurologo Barry Gordon ha spiegato che la maggior parte del cervello è quasi sempre attiva. Sicuramente, alcune parti del cervello stanno lavorando più duramente di altre in un certo momento. Ma il 90 percento del cervello non è un riempitivo inutile.

Prima di tutto, è importante porre la domanda: il 10% di cosa? Se è il 10% delle regioni del cervello, questa è una leggenda più semplice da sfatare. Utilizzando una comune tecnica di imaging cerebrale, chiamata risonanza magnetica funzionale (fMRI), si può misurare l’attività nel cervello mentre una persona svolge compiti diversi. I neuroscienziati possono vedere quali parti del cervello vengono attivate quando un soggetto fa o pensa a qualcosa. Una semplice azione come stringere e aprire la mano o pronunciare poche parole richiede che si attivi più di un decimo del cervello. Anche quando si pensa di non fare nulla, il cervello sta comunque lavorando: che si tratti di controllare funzioni come la respirazione e la frequenza cardiaca o di programmare le cose da fare.

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Con la sudetta tecnica di imaging, i ricercatori hanno dimostrato che, come i muscoli del corpo, la maggior parte del cervello è continuamente attiva per un periodo di 24 ore.

“Le prove dimostrerebbero che nell’arco di una giornata si utilizza il 100% del cervello”

John Henley

Anche nel sonno, aree come la corteccia frontale, che controlla cose come il pensiero di livello superiore e la consapevolezza di sé, o le aree somatosensoriali, che aiutano le persone a percepire l’ambiente circostante, sono attive, spiega John Henley, neurologo della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota.

Forse il 10% si riferisce al numero di cellule cerebrali. Ma, anche in questo caso, è una teoria errata. Semplicemente, è uno spreco lasciare che le cellule cerebrali si aggirino pigramente. Sono troppo preziose per farlo. Infatti, il cervello consuma un’enorme parte delle nostre risorse. Mantenere in vita il tessuto cerebrale consuma il 20% dell’ossigeno che respiriamo, secondo il neuroscienziato cognitivo Sergio Della Sala.

È vero che la natura a volte può avere delle stranezze, ma evolversi per avere un cervello dieci volte la dimensione di cui avevamo bisogno, sembrerebbe molto insensato (soprattutto perchè le sue grandi dimensioni sono così costose per la nostra sopravvivenza).

Credits: neurocienciassalud.blogspot.com

Ci sono altri due fenomeni che potrebbero spiegare il malinteso. Nove decimi delle cellule del cervello sono le cosiddette cellule gliali. Queste sono cellule di supporto che forniscono un aiuto fisico e nutrizionale al restante 10% delle cellule, i neuroni, che costituiscono la materia grigia. Quindi forse si pensa erroneamente che le cellule gliali possano essere sfruttate per un uso straordinario del cervello? E’ comunque impossibile: questi sono tipi completamente diversi di cellule. Non c’è modo che possano trasformarsi improvvisamente in neuroni, dandoci una potenza cerebrale extra.

Nuove connessioni e plasticità cerebrale

Anche il semplice atto di versare il caffè al mattino attiva gran pare del cervello: camminando verso la caffettiera, raggiungendola e versando l’infuso nella tazza, i lobi occipitale e parietale, la corteccia motoria e sensoriale, i gangli della base, cervelletto e lobi frontali si attivano tutti. Una tempesta di fulmini di attività neuronale si verifica quasi in tutto il cervello nell’arco di pochi secondi.

“Questo non vuol dire che se il cervello fosse danneggiato non saresti in grado di svolgere i compiti quotidiani. Ci sono persone, che si sono ferite al cervello o ne sono state rimosse parti, che continuano a vivere una vita abbastanza normale, ma questo perché il cervello ha un modo per compensare e assicurarsi che ciò che rimane prenda il sopravvento sull’attività”.

John Henley

Anche un piccolo infortunio può avere enormi effetti sulle capacità di una persona. Tuttavia, grazie alla plasticità cerebrale, le persone con lesioni si possono adattare a circostanze straordinarie. È ovviamente vero che, se ci concentriamo sulla nostra mente, possiamo imparare cose nuove e, a livello neuroplastico, questo cambia il nostro cervello. Ma non stiamo attingendo a una nuova area cerebrale. Creiamo nuove connessioni tra le cellule nervose o perdiamo vecchie connessioni di cui non abbiamo più bisogno.

Un mito portato avanti dal mondo del cinema

Il falso mito del “10%” é spesso dichiarato come un fatto certo nei libri e nei film: ciò ha sicuramente aiutato a diffondere questa errata teoria. Un thriller di fantascienza di Luc Besson, Lucy, ripropone l’idea che usiamo solo il 10% delle nostre capacità cerebrali.

«Si stima che la maggior parte delle persone utilizzi solo il dieci per cento delle capacità cerebrali. Immagina che cosa succederebbe se potessimo sfruttare il cento per cento.» 

Samuel Norman

Queste sono le parole del professor Samule Norman, un personaggio del film Lucy, interpretato da Morgan Freeman. Lucy, interpretata da Scarlett Johansson, arriverà a usare la totalità della sua materia grigia dopo l’assunzione accidentale di farmaci sperimentali che liberano tutte le capacità del suo cervello e le donano straordinari poteri cognitivi, tra cui imparare il cinese in un istante.

Credits: azione.ch

Nel film Limitless, Eddie Morra, interpretato da Bradley Cooper, è un giovane italo-americano in profonda crisi, che non è riuscito a scrivere nemmeno una parola del libro che avrebbe in progetto. Il casuale incontro con l’ex cognato gli cambia la vita. Costui infatti gli propone di provare un farmaco sperimentale nootropo, chiamato NZT, in grado di massimizzare le capacità cognitive. Dopo un iniziale scetticismo, decide di assumerne una pillola. L’effetto è davvero sorprendente: Eddie scopre di sapere cose che non ricordava di aver mai appreso, apprende e mette in pratica tutto ciò che legge o intravede, ha successo con le donne, ritrova la voglia e l’ispirazione e scrive metà del proprio libro in poche ore. Il farmaco riesce a creare nuove connessioni e nuove sinapsi che gli permettono di sfruttare la totalità del cervello senza limiti.

Credits: netflix.com

E’ intrigante scoprire quanto siano deluse le persone quando scoprono che non è vero che usiamo solo una bassissima percentuale del nostro cervello. Forse è la cifra del 10% ad essere particolarmente allettante, perché è talmente esigua da offrire un enorme potenziale di miglioramento. Tutti vorremmo essere migliori e possiamo esserlo se ci proviamo. Ma, purtroppo, trovare una parte inutilizzata del nostro cervello non è il modo in cui accadrà!

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