Produrre cemento da un materiale di scarto che nemmeno immagini: ecco l’idea italiana che permetterebbe di portare quasi a zero le emissioni

Un materiale di scarto difficilissimo da smaltire ora potrebbe avere vita nuova. E l’idea è completamente italiana.

Il cemento, uno dei materiali più utilizzati al mondo, ha una storia che risale a migliaia di anni fa. Le prime testimonianze di costruzioni in cemento risalgono all’antica Roma, dove i romani utilizzavano una miscela di calce, sabbia e pozzolana per realizzare opere maestose come il Pantheon e gli acquedotti. Questo materiale, molto simile al cemento moderno, offriva una resistenza straordinaria e la possibilità di costruire strutture di grande complessità.

Con il passare dei secoli, l’uso del cemento si è diffuso in tutto il mondo, evolvendosi fino alla sua forma moderna. Nel XIX secolo, l’ingegnere britannico Joseph Aspdin sviluppò il cosiddetto “cemento Portland”, la base del cemento che conosciamo oggi. Questo materiale ha trasformato il mondo delle costruzioni, rendendo possibile la realizzazione di edifici, ponti e infrastrutture su una scala senza precedenti. La sua produzione richiede elevate temperature, un processo energivoro che contribuisce alle emissioni di anidride carbonica.

Tuttavia, l’impatto ambientale della produzione di cemento è diventato una preoccupazione crescente. Il processo di fabbricazione, infatti, è responsabile di una significativa quantità di emissioni globali di CO2, circa l’8% del totale mondiale. Ciò ha spinto la comunità scientifica e le aziende a cercare alternative più sostenibili, capaci di ridurre l’impatto ambientale senza compromettere le prestazioni del materiale.

Negli ultimi anni, si sono moltiplicate le ricerche per trovare soluzioni innovative che riducano l’impronta ecologica del cemento. Alcuni studiosi stanno sperimentando nuovi leganti che possano sostituire o integrare il cemento tradizionale, utilizzando materiali di scarto industriale o processi produttivi meno energivori. In questo contesto, le alternative ecologiche stanno guadagnando sempre più attenzione.

L’innovazione sostenibile nella produzione di leganti

Un passo importante in questa direzione è stato compiuto da un team di ricercatori del Politecnico di Torino, che ha brevettato un processo di produzione basato sull’uso di fanghi di segagione. Questi materiali di scarto, generati durante la lavorazione delle pietre, sono da sempre considerati un problema per l’ambiente, soprattutto per la difficoltà di smaltimento. Il nuovo metodo sfrutta invece tali scarti come materia prima per la produzione di un legante alcalino.

Questo processo di attivazione alcalina presenta numerosi vantaggi rispetto alla produzione tradizionale del cemento. Non richiede l’uso di altissime temperature, riducendo così il consumo energetico e l’emissione di CO2. Inoltre, i fanghi, in passato visti come rifiuti, possono essere trasformati in una risorsa preziosa, contribuendo all’economia circolare.

Produrre cemento dai fanghi di scarto
Produrre cemento dai fanghi di scarto (POLITO foto) – www.qrios.it

Le prospettive del nuovo cemento ecologico

Il brevetto del Politecnico di Torino permette di ottenere un prodotto versatile, utilizzabile non solo per costruzioni tradizionali, ma anche per elementi di design e arredo urbano. Mattoni, pannelli fonoassorbenti e lastre pavimentali sono solo alcuni degli esempi di applicazione. Il progetto, attualmente in attesa di un partner industriale, potrebbe rivoluzionare il settore delle costruzioni, offrendo un’alternativa sostenibile al cemento tradizionale.

Infine, la tecnologia brevettata è particolarmente flessibile: può adattarsi a diversi tipi di scarti, come polveri di marmo o limi da dragaggio. Questo aspetto rende il processo ancora più promettente, potenzialmente capace di migliorare la sostenibilità di numerosi settori produttivi.

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