Il vestito da sposa è l’abito per eccellenza che moltissime persone sognano fin da piccole. Nell’immaginario collettivo l’abito da sposa è bianco e non può essere altrimenti. La tradizione legata al colore dell’abito del giorno del matrimonio è lunghissima, e solo qualche secolo fa il bianco è diventato il colore predominante. Ma l’abito da sposa è sempre stato bianco?

La regina Vittoria: la prima sposa ad indossare un abito bianco

Oggi l’abito da sposa è famoso nella cultura occidentale per essere un vestito unico: un abito bianco, candido, fiabesco e da indossare una volta e poi riporre nell’armadio. In realtà questa è un’usanza diventata più comune solo in tempi recenti, poco prima del XX secolo. Prima, gli abiti da sposa colorati erano prassi per tutte le donne.

Lungo il corso della storia, anche il bianco è stato scelto tra i vari colori per gli abiti da sposa. La tendenza è iniziata a metà del 1800 con il matrimonio tra la regina Vittoria e il principe Alberto. Storicamente, un po’ come oggi, i matrimoni dei reali hanno sempre riscosso grande interesse. Proprio per questo motivo, quando la futura sposa regina di Inghilterra ha scelto di indossare il colore bianco per il suo abito nuziale, la notizia si è diffusa. I giornali e le riviste dell’epoca hanno indiziato a riportare la notizia: la regina Vittoria aveva scelto un abito da sposa bianco, cucito con raffinati merletti prodotti proprio dall’industria britannica.

La scelta di moda della regina Vittoria influenzò il Paese e poi successivamente le tendenze internazionali. Inizialmente solo le spose più ricche si avvicinarono agli abiti bianchi, ma con il tempo l’abito bianco diventò più abbordabile. La moda si diffuse talmente tanto da diventare tradizione. L’abito bianco non prese però piede per il significato dato al colore, quello di purezza di animo, ma perché potersi permesse un abito da sposa bianco era sinonimo di agiatezza economica.

Perché proprio il colore bianco

Inizialmente poche spose sceglievano di indossare un abito bianco, principalmente per un motivo pratico: un abito difficile da mantenere pulito e non ideale per un utilizzo ripetuto, come potrebbe essere un altro colore.

La scelta dell’abito da parte della regina Vittoria fu ben studiata. Prima di tutto, la sposa decise di rifinire il proprio abito nuziale con materiali che sostenessero l’economia del suo Paese. Ben consapevole che, come accade ancora oggi, il suo abito avrebbe fatto il giro del mondo, scelse di dare vantaggio all’industria del pizzo Honiton. Il bianco era il colore che meglio si prestava a mettere in risalto il fine lavoro fatto con merletti pregiati.

Tante culture: l’abito da sposa non è solamente bianco

Se oggi nel mondo occidentale pensare ad un abito bianco richiama alla mente quasi sempre il vestito nuziale, la tradizione legata all’abito da sposa nel resto del mondo non è uguale.

Per esempio, la cultura orientale lega al colore bianco significato e usanze molto differenti. Infatti, in Cina e Pakistan molti abiti da sposa sono di colore rosso: tradizionalmente il rosso è sinonimo di buona fortuna. In India le spose indossano il Sari; con il passare del tempo, la scelta di colori e tessuti si è ampliata talmente tanto da permettere infinite palette. Il colore dell’abito da sposa è molto importante anche in Giappone: le spose scelgono spesso un kimono bianco, simbolo di purezza, per la cerimonia formale, cambiandosi poi per la festa.

Tradizioni ancora più lontane da quella dell’abito bianco coinvolgono le spose delle popolazioni indigene dell’America. Il colore del vestito è legato alla tradizione stessa del matrimonio. Generalmente era lo sposo a tessere le vesti. Per esempio, le tribù dell’ovest indossavano abiti intessuti con colori simbolici, adornati da numerosi gioielli.