È difficile scoprire di convivere con un serial killer, ma pensate cose si prova a sapere che quel serial killer in realtà è il tuo amato bambino. Ci sono stati diversi casi nel mondo di bambini killer che hanno fatto accapponare la pelle a tutti, in quanto il binomio baby e killer è veramente inverosimile da pensare. Ma vediamo le storie più terribili che hanno scosso il mondo.
Il baby killer Eric Smith
Partiamo dal giovane “Rosso Malpelo”, Eric Smith, 13 anni, deriso e bullizzato a causa del suo aspetto e, appunto, dei suoi capelli rossi. Si pensava in passato che chi avesse i capelli rossi fosse figlio del diavolo e, forse, in questo caso, non avevano tutti i torti. Il tredicenne, il 2 agosto del 1993, uscì in direzione di un campo estivo situato in un parco della sua cittadina. Durante il suo percorso incrociò il piccolo Derrick Robbie, 4 anni, diretto nello stesso luogo di Eric Smith. Questo, con una scusa, attirò il bambino in un luogo appartato e iniziò a strangolarlo finché il piccolo non perse i sensi. A questo punto, il baby killer iniziò a tirargli pietre compiendo una vera e propria lapidazione, sfondandogli il cranio. Non ancora soddisfatto, denudò il bambino e ne abusò sessualmente. Solo alcune ore dopo venne ritrovato il corpo nudo della vittima.
Vennero interrogati tutti i bambini del parco, Eric compreso che affermò di non conoscere Derrick. Nonostante ciò, la polizia non rimase convinta della sua versione a causa del suo evidente nervosismo, pensarono infatti che avesse visto qualcosa e che probabilmente gli mancasse il coraggio di raccontarlo, ma chi avrebbe mai pensato che un bambino potesse agire in un modo così sadico?
Alcuni giorni dopo il funerale di Derrick, Eric ammise di esser stato lui a metter fine alla vita del piccolo. Durante il processo si scoprì che il baby killer soffriva di un disturbo esplosivo intermittente (espressioni estreme di rabbia, spesso incontrollabili), infatti anni prima ci furono avvisaglie di tale disturbo in quanto uccise il gatto dei vicini senza nessun motivo, e venne condannato all’ergastolo. Dopo nove anni, Eric ha iniziato a richiedere la scarcerazione, che continua a essergli negata.
Joshua Phillips
3 novembre 1998. Un 14enne, Joshua Phillips, con un padre severo, gioca a baseball con la sua vicina di casa di 8 anni, Maddie Cliftonk. Una di quelle palle però venne colpita troppo forte, facendola finire in faccia alla bambina che, dal dolore, iniziò a piangere. Joshua cercò di farla smettere ma invano e, per paura che il padre lo venisse a sapere, prese un cavo e la strangolò per poi nasconderla sotto il letto. Resosi però conto che la bambina in realtà era ancora viva, la colpì ripetutamente con la mazza da baseball e, per evitare nuovamente brutte sorprese, l’accoltellò più volte al collo e al petto.
Iniziarono quindi le ricerche della piccola Maddie che terminarono una settimana dopo la scomparsa, quando la madre del killer, andata a pulire la stanza del figlio, vide sotto il letto ad acqua una macchia. Pensando si trattasse di una perdita, questa si accovacciò trovando il corpo della vittima in uno stato avanzato di decomposizione. In stato di shock, la donna contatta la polizia e denuncia suo figlio. Nonostante il corpo di Maddie venne ritrovato nudo, dall’autopsia si ebbe modo di sapere che il 14enne non ne abusò. Lui affermò che perse i vestiti mentre la trascinò dentro casa, ma non viene dato credito a questa confessione. Venne condannato all’ergastolo e, durante la prigionia, seguì un corso di formazione che lo portò a laurearsi e a lavorare come assistente legale.
Mary Bell: la baby killer psicopatica
Nata nel 1957, Mary Bell è figlia di una prostituta. Sin dall’età di 4 anni, la madre permetteva ai suoi clienti di abusare di lei e venne testimoniato dai parenti come più volte tentò di uccidere la figlia. Dopo questa infanzia difficile era impossibile che la bambina crescesse con ideali differenti. I bambini assimilano e probabilmente per lei la violenza era una cosa normale.
Compie il suo primo delitto all’età di 11 anni, strangolando un bambino, Martin Brown, di appena 4 anni, aiutata dall’amica Norma Bell. Nonostante la confessione da parte della bambina e la frase detta da lei stessa, “lo so che è morto. Volevo vederlo nella bara”, non viene creduta in quanto si è subito pensato ad uno scherzo. A distanza di alcuni mesi da questo primo delitto, Mary Bell uccide un secondo bambino, Brian Howe, 3 anni, per poi nasconderlo. Deciderà successivamente di incidergli una M sul ventre, di lasciargli dei tagli sul corpo, di strapparne i capelli e di mutilarlo. Venne quindi condannata all’ergastolo per doppio omicidio volontario e fu ritenuta psicopatica mentre l’amica, Norma Bell, venne ritenuta non colpevole.
Nel 1980, Mary Bell venne scarcerata, pronta a iniziare una nuova vita, possibile grazie all’anonimato, insieme alla figlia (avuta nel 1984)
Jon Venables e Robert Thompson: i feroci baby killer
Il 12 febbraio 1993 scompare un bambino di appena 2 anni, James Bulger. Due bambini di 10 anni, Jon Venables e Robert Thompson, decidono quello stesso giorno di marinare la scuola e di recarsi al centro commerciale. Presi dalla noia, uno di loro pensò di rapire un bambino (entrambi si incolparono a vicenda di averlo detto). Il piccolo James Bulger si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato e venne sottratto alla madre in un attimo di distrazione. I due baby killer infatti, mentre la donna era in macelleria col figlio, si avvicinarono a quest’ultimo ed iniziarono a parlarci per ottenerne la fiducia, poi lo presero per mano e lo condussero fuori. Inizia in quel momento l’inferno per la piccola vittima.
I due bambini presero James per i piedi e lo lasciarono ricadere sulla testa causandogli una profonda ferita sulla fronte. Decisero poi di spostarsi nuovamente verso il paese coprendo la ferita della vittima con il cappuccio del giubbotto di Jon. Arrivati nei pressi della stazione, questi continuarono con la tortura. Gli tirarono della vernice blu in viso, lo colpirono con dei mattoni, con dei sassi e con una sbarra d’acciaio di 10 kg.
Successivamente lo presero a calci e uno dei due gli diede un colpo talmente forte da lasciare l’impronta della suola sul viso di James. Gli misero delle pile in bocca (all’inizio si pensava fossero state messe nel retto ma venne negato dopo dalle analisi), per poi abbassargli i pantaloni e maneggiargli i genitali. Infine, presero il corpo in fin di vita e lo misero sopra ai binari in modo tale da farlo sembrare un incidente. Il corpo venne ritrovato due giorni dopo, diviso in due.
Secondo le deposizioni del medico forense, la vittima era morta prima dell’arrivo del treno ma aveva così tante ferite da rendere impossibile capirne la causa della morte. I due ragazzi vennero subito incolpati in quanto avvistati dalle telecamere del centro commerciale e in più, durante il lungo tragitto eseguito dai tre bambini, furono avvistati da 38 persone, chi notò che il piccolo James piangeva, chi vide la ferita che aveva in fronte e persino chi si avvicinò per chiedere che stesse succedendo, nessuno però che aiutò il piccolo. Vennero quindi denunciati tutti e 38 mentre i due baby killer furono condannati a 10 anni di custodia, riducendo infine la pena a 8 anni data la buona condotta dei due e per il rimorso mostrato durante gli anni di detenzione.
I due, ora liberi, vivono sotto anonimato e sotto “licenza a vita”, ossia, se si dovessero dimostrare nuovamente dei pericoli pubblici verrebbero nuovamente incarcerati. Inoltre, è stato impedito loro di incontrarsi.
Nevada Tan
Il primo giugno del 2004, una bambina di 11 anni uccise una compagna di scuola di 12 anni, nella città di Sasebo. L’undicenne, il cui pseudonimo è Nevada Tan, a causa di una legge giapponese che vieta la diffusione di determinati dati, andò a trovare la vittima, Satomi Mitarai, nella sua aula, al momento deserta. Nevada sfruttò il momento per tagliarle la gola con l’utilizzo di un taglierino e, inoltre, le mutilò il corpo con dei tagli sulle braccia. Dopo tale delitto, la bambina, con gli abiti coperti del sangue della vittima, torna a giocare tranquillamente con gli altri compagni, come se niente fosse successo.
Quando la baby killer venne arrestata, questa si difese affermando che la vittima la prendeva in giro definendola grassa e “santarellina”. Venne quindi affidata ad un riformatorio da cui uscì nel 2008. Da quel momento le scuole di Sasebo cercarono di sensibilizzare gli studenti all’importanza della vita.
Questi sono solo alcuni casi di baby killer. Non sempre i bambini sono innocenti come pensiamo, molte volte sanno essere più crudeli di un adulto, probabilmente perché non si rendono conto delle loro azioni, forse per loro si tratta di un gioco. Questi casi ci insegnano a non sottovalutare mai nessuno, manco i più piccoli.