Dal 1933 al 1945, il mondo fu vittima di una delle più crudeli opere compiute dall’uomo: l’Olocausto. Si trattava di sterminare le razze considerate “inferiori”, tra cui rom, sinti, jenisch, testimoni di Geova, omosessuali, portatori di handicap mentali o fisici e soprattutto ebrei. Trattandosi di genocidio di ebrei, l’Olocausto viene anche definito Shoah (“catastrofe, distruzione”). All’interno dei vari campi di concentramento, queste persone vissero un vero e proprio incubo. Vennero marchiati, costretti a dormire ammucchiati, ai lavori forzati, a maltrattamenti vari e infine, alla morte. Probabilmente, quando si pensa alla Shoah, molti aspetti non vengono considerati. Per esempio, vi siete mai chiesti come le donne affrontarono le mestruazioni durante l’Olocausto?

L’incubo delle mestruazioni durante l’Olocausto
Le mestruazioni durante l’Olocausto hanno influenzato la vita delle donne. Chi era in quel periodo del mese ha dovuto sopportare la vergogna del sanguinamento in pubblico ma alcune volte, grazie alla presenza del ciclo, alcune donne hanno evitato la violenza sessuale. Molte volte, a causa della mal nutrizione, era possibile andare incontro all’amenorrea (assenza di mestruazioni), in quanto il corpo non poteva permettersi di ricostruire adeguatamente l’afflusso di sangue. Non solo le donne vivevano con la paura di morire, ma anche, nel caso di sopravvivenza, dell’infertilità. Il seno, i fianchi, il ciclo…tutto ciò che contraddistingueva una donna, che veniva associato alla femminilità, spariva. Lì non eri donna, non eri uomo, non eri animale. Eri il niente.
Alcune adolescenti vissero la loro prima mestruazione nei campi, da sole, separate dalle famiglie e orfani. In questi casi, le detenute più anziane fornivano aiuto e consigli. Molte sopravvissute orfane raccontano l’aiuto ricevuto dalle donne anziane che assunsero un ruolo sia di sorella che di madre.

Le sopravvissute si raccontano
Ad alcune ragazze le mestruazioni continuavano ad arrivare ma non c’era niente che potessero usare per nasconderlo. Mancavano stracci e non c’era la possibilità di lavarsi. Livia Bitton-Jackson, sopravvissuta all’Olocausto e utrice di “I Have Lived a Thousand Years” racconta di aver visto un giorno un’adolescente con le mestruazioni. Non essendoci niente di disponibile in quel momento per nascondere, la giovane dovette continuare i suoi affari senza avere manco uno straccio disponibile. Di conseguenza, aveva del sangue denso che scorreva lungo le sue cosce, come se fosse stata picchiata duramente.
Se venivano trovati degli stracci questi venivano rubati, regalati, dati in prestito e anche scambiati. Elizabeth Feldman de Jong racconta di non aver avuto più il ciclo da quando arrivò ad Auschwitz, ma sua sorella continuò ad averle regolarmente. Racconta che ogni donna era costretta a degli esperimenti che si basavano su iniezioni nell’utero, ma se si presentavano col ciclo, i medici evitavano di operare. Elizabeth, chiamata per l’operazione, si presentò con la biancheria di sua sorella dicendo al medico di avere il ciclo. Questi si rifiutò quindi di operarla ed Elizabeth iniziò a sfruttare tale situazione per sfuggire dalla sperimentazione.
Jo-Ann Owusu racconta la storia di due giovani donne che un giorno vennero prelevate con la forza da casa loro dai soldati tedeschi. Una venne stuprata, l’altra si salvò grazie alle mestruazioni. Un’altra testimonianza fu quella di Lucille Eichengreen che racconta di aver trovato, durante la prigionia, un piccolo pezzo di stoffa. Lo prese per poter coprire la testa rasata ma poi, pensando alle ripercussioni che avrebbe subito, decise di nasconderlo tra le gambe. Quando una guardia tedesca la prese per stuprarla, come la toccò trovò la stoffa e la lasciò andare, pensando fosse arrivato il suo periodo del mese.

La fine di tutto, il ritorno della felicità
Le mestruazioni durante l’Olocausto è un argomento che fino ad ora è stato percepito come irrilevante se non anche disgustoso, ma ciò ci offre una visione più sfumata dell’esperienza femminile della Shoah.
Dopo la liberazione, chi soffrì di amenorrea durante l’Olocausto riprese le mestruazioni. Ciò fu occasione di grande festa. Erano entusiaste di poter iniziare ad avere figli, di essere ritornate donne. Le mestruazioni diventarono così simbolo della loro libertà.