Cinema Scienza

L’effetto cheerleader: Barney Stinson non sbaglia mai

Questo, amici miei, è l’effetto cheerleader, noto altrimenti come “il paradosso della damigella”, “la sindrome della sorellanza” e, per un breve periodo negli anni ’90, “la cospirazione delle Spice Girls”.

Barney Stinson

La denominazione “effetto cheerleader” è stata coniata dal personaggio immaginario Barney Stinson, interpreato da Neil Patrick Harris, in un episodio della serie televisiva How I Met Your Mother. Barney spiega ai suoi amici che, il più delle volte, delle donne sembrano particolarmente attraenti solo perchè sono in gruppo. Se esaminate singolarmente, infatti, le stesse donne non sarebbero così seducenti. Ebbene, Barney Stinson non ha torto: uno studio scientifico sostiene la sua teoria!

Credits: serial.everyeye.it

La ricerca sull’effetto cheerleader

L’effetto cheerleader, noto anche come effetto di attrattiva del gruppo, è il pregiudizio cognitivo che induce le persone a pensare che gli individui siano più attraenti quando sono in un gruppo. Il termine è stato sostenuto dalla ricerca di Drew Walker e Edward Vul (2013) e van Osch et al.(2015).

In una serie di studi, Walker e Vul, entrambi psicologi dell’Università della California, San Diego, hanno mostrato 100 foto di volti individuali e successivamente lo stesso volto circondato da altri. Ai partecipanti è stato quindi chiesto di valutare quanto fosse attraente ogni faccia. Sorprendentemente, ai volti è stato assegnato un punteggio più alto quando sono apparsi nel collage. Ma perché?

Credits: ansa.it

Si potrebbe pensare che la foto di gruppo ci faccia sembrare più attraenti perchè dimostra che abbiamo una spiccata intelligenza sociale che riesce a farci comunicare amichevolmente con le altre persone: tipico di soggetti simpatici con un certo sex appeal. Tuttavia, non è questa la spiegazione esatta!

In gruppo siamo più attraenti: la spiegazione degli psicologi

Gli psicologi hanno scoperto che a prima vista le nostre menti misurano inconsciamente la bellezza in base alla media. Questo punteggio medio tende ad essere superiore a quello dell’individuo. In altre parole, il punteggio medio di bellezza di una squadra di cheerleader è superiore a tutti i punteggi individuali sommati.

Credits: buongiornomiami.com

L’ inganno visivo spiegato da Barney Stinson è mediato da processi cognitivi e percettivi che sono alla base di altre ben note illusioni ottiche, come l’illusione di Ebbinghaus e l’illusione lunare. Con l’illusione di Ebbinghaus, un punto di medie dimensioni appare molto più grande quando è circondato da punti più piccoli, ma appare molto più piccolo quando è circondato da una serie di punti più grandi. L’illusione lunare è la percezione che la luna sembra più grande quando appare all’orizzonte ripetto a quando è in alto nel cielo. Tutte queste illusioni ottiche dimostrano che ciò che “vediamo” non è sempre un riflesso semplice o diretto di ciò che è la realtà di fronte a noi. Infatti, ciò che vediamo dipende sia dallo stimolo fisico codificato dai nostri sistemi visivi (ciò che gli scienziati cognitivi chiamano elaborazione bottom-up) sia una miscela di informazioni contestuali, aspettative e conoscenze precedenti (nota come elaborazione top-down).

Credits: quotidianocanavese.it

Walker e Vul ipotizzano che l’effetto cheerleader derivi dall’interazione di tre diversi processi cognitivi. In primo luogo, ogni volta che vediamo un insieme di oggetti, come una serie di punti o un gruppo di volti, il nostro sistema visivo calcola automaticamente le informazioni generali sull’intero set, inclusa la dimensione media dei membri del gruppo, la loro posizione media e persino l’espressione emotiva media sulle facce. Pertanto, sebbene il gruppo contenga molti elementi individuali, percepiamo automaticamente quegli elementi come un insieme e formiamo le nostre impressioni sulla base di tale aggregato collettivo.

Inoltre, l’impressione che abbiamo del gruppo nel suo insieme influenza la nostra percezione di ogni singolo elemento. Tendiamo a considerare i singoli membri più simili al gruppo di quanto non siano in realtà. Pertanto, quando vediamo una faccia in una folla, tendiamo a percepire quella faccia come simile alla media di tutte le facce in quella folla.

Quanto deve essere grande il gruppo per indurre all’effetto cheerleader?

Walker e Vul hanno pensato che l’aumento della dimensione del gruppo dovrebbe produrre una media più precisa e quella media precisa dovrebbe esercitare un’influenza maggiore su ogni volto individuale. Hanno quindi previsto che i volti che apparivano in un grande gruppo sarebbero stati classificati come più attraenti di quelli che apparivano in un piccolo gruppo. Con loro sorpresa, le valutazioni di attrattiva non differivano per i volti classificati in gruppi di 4, 9 o 16.

Sembra che un piccolo gruppo di amici possa essere sufficiente per elevare il tuo fascino!