Siamo soliti pensare ai coralli come organismi coloratissimi che si trovano sui fondali oceanici. Negli ultimi anni sono anche al centro di accesi dibattiti legati al loro progressivo sbiancamento e scomparsa. È difficile, quindi, pensare che coralli ed essere umani possano avere qualche affinità a livello di DNA. Eppure, uno studio della San Diego State University ha dimostrato quanto i Dna di uomini e coralli siano profondamente simili.
Cos’è il corallo e come si riproduce
Contrariamente a ciò che pensa la maggior parte delle persone, i coralli non sono piante ma sono formati da innumerevoli animali invertebrati. Si tratta di minuscoli polipi che alla base del loro corpo molle creano uno scheletro di carbonato di calcio con il duplice obiettivo di proteggersi e sostenersi. Questi polipi si formano uno accanto all’altro e il calcare prodotto da ognuno di essi si fonde e stratifica, formando così le famose barriere coralline. Quando il polipo muore, la struttura calcarea viene colonizzata da altri polipi.
La riproduzione del corallo può essere sia asessuata sia sessuata. Il primo caso consiste in una lacerazione e divisione dei polipi che costituiscono il corallo e che condividono lo stesso DNA. Nuovi organismi si sviluppano, successivamente, a partire da queste sezioni che si sono staccate. La riproduzione sessuata, invece, consiste nel rilascio di ovuli in acqua, che vengono poi fecondati da spermatozoi a loro volta rilasciati.
Coralli e uomini: le affinità si trovano nel DNA
Uno studio portato avanti da scienziati australiani ha analizzato la sequenza del DNA di una specie particolare di corallo, il corallo Acropora Millepora. Gli scienziati hanno scoperto che i cromosomi contenenti il Dna sono 28 e che il corallo condivide lo stesso numero di geni dell’uomo, molti di questi molto estremamente simili tra di loro.
Gli studi sui geni di questo organismo hanno permesso di scoprire che i coralli e gli esseri umani condividono il 90% dei geni. Lo studio è stato accolto con grande sorpresa, in quanto siamo soliti pensare con più facilità che solo organismi simili tra di loro condividano affinità anche a livello genetico. Gli esseri umani e gli scimpanzé, per esempio, condividono oltre il 95% di geni.
Lo studio australiano apre quindi la strada a nuove considerazioni e rende necessario introdurre richiede alcune novità nell’approccio agli studi. Per esempio, alcuni geni che si credevano tipici degli organismi vertebrati potrebbero essere molto più datati e avere origini diverse. Questo comporta anche la possibilità che organismi estremamente differenti tra loro, come l’essere umano e il corallo, abbiano affinità molto datate.
Dna dei coralli e degli uomini: gli studi sul fattore TNF
Gli studi effettuati sul Dna dei coralli e degli esseri umani hanno evidenziato le affinità legate al gene del TNF, il fattore di necrosi tumorale. Gli studiosi hanno scoperto che i coralli mettono in atto l’apoptosi, una strategia grazie alla quale un organismo è in grado di mantenere equilibrato il numero di cellule eliminando quelle danneggiate.
Gli scienziati della San Diego State University hanno studiato le sequenze del recettore TNF presente nel Dna degli esseri umani e dei coralli e ne hanno individuato le similitudini. Si sono spinti oltre inducendo l’apoptosi negli umani utilizzando cellule di corallo, e viceversa. Il fatto che vi siano elementi cellulari intercambiabili tra esseri umani e coralli ha dimostrato che una parte di Dna è rimasta invariata per milioni di anni. Questa somiglianza è utile per studiare più a fondo il fenomeno dello sbiancamento dei coralli, uno dei segni di malattia di questi organismi.
Le principali cause dello sbiancamento dei coralli
I coralli sono tra gli organismi più longevi al mondo: possono crescere per centinaia di anni, a patto che le condizioni ambientali rimangano abbastanza buone. Sono inoltre organismi estremamente sensibili ed è per questo che la loro scomparsa è strettamente legata alle condizioni ambientali. Ad oggi, oltre la metà delle barriere coralline è andata perduta; nonostante siano organismi molto piccoli, i coralli rappresentano l’habitat perfetto per molti pesci e proteggono le coste da onde oceaniche. Ecco perché il fenomeno dello sbiancamento dei coralli è ampiamente discusso.
La causa principale dello sbiancamento dei coralli è il riscaldamento anomalo dell’acqua degli oceani e dei mari. La temperatura ottimale per la crescita dei coralli è tra 20° e 28°, ma il riscaldamento globale è causa dell’aumento della temperatura dell’acqua. Altra causa, derivante dall’effetto serra, è l’acidificazione dei mari, un fenomeno che indebolisce l’assorbimento di carbonato di calcio da parte dei coralli.
Oltre a tutto questo, ci sono almeno altre due cause ancora più legate ad azioni dirette degli uomini. Tra queste sicuramente la pesca tramite dinamite, attività vietata in tutto il mondo ma svolta illegalmente in alcune aree. L’ordigno esplosivo che viene lanciato in acqua non fa alcuna selezione e distrugge tutto ciò che si trova intorno. Non meno importante è l’aspetto legato al commercio del corallo, organismo affascinante non solo in acqua e sui fondali, ma anche ampiamente diffuso come gioiello prezioso e raro.