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Il corsetto e la deformazione dello scheletro durante l’Epoca Vittoriana

La moda, sin dall’antichità, ha sempre trovato un modo per valorizzare la figura femminile. Si è sempre puntato su una vita stretta in quanto considerata eroticamente attraente. Durante l’Epoca Vittorina il desiderio di tutte le donne era avere il vitino di vespa, ossia una circonferenza che non superava i 40 cm. Era infatti considerata una bella donna colei che un uomo poteva circondare con due mani. Per avere una vita a clessidra, veniva utilizzata una vera e propria tortura: il corsetto. Si trattava di un busto in tessuto rinforzato da stecche e stretto tramite dei lacci. Si è scoperto, tramite degli studi eseguiti su degli scheletri, che l’uso del corsetto comportava la deformazione dello scheletro e, a volte, portava alla morte.

corsetto deformazione scheletro
Credits: The Classical Journal

Nel 2015, il Canadian Student Journal of Anthropology pubblicò uno studio antropologico eseguito sulle donne dell’Epoca Vittoriana, ossia quando la moda implicava l’uso dei corsetti. Fu così che la dottoranda Rebecca Gibson notò una correlazione tra l’uso del corsetto e la deformazione dello scheletro. Questo indumento, oltre che dare alla donna il profilo a “S” tanto desiderato, spingeva il seno in alto e comprimeva gli organi interni. Ciò causava disturbi digestivi e svenimenti, che tuttavia conferivano maggior enfasi alla figura femminile, considerata in questo modo delicata. Un giornale parigino del 1850, riferì inoltre la notizia di una donna deceduta durante un ballo a causa del corsetto talmente stretto che le costole le perforarono il fegato.

Lo studio sui corsetti dell’epoca

Su 44 corsetti esposti al Victoria & Albert Museum, in Inghilterra, 32 furono esaminati. Di questi, 24 avevano le stecche fatte con ossa di balena e i rimanenti 8 con l’acciaio. I tessuti usati erano il cotone (il più comune), la seta, il lino, la lana e la pelle. La misura dei girovita chiusi variava dai 34 agli 80 cm ma 15 di questi risultavano essere progettati per essere completamente chiusi, di conseguenza il girovita medio era sui 56,33 cm.

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Credits: racconti dal passato

In che modo il corsetto portava alla deformazione dello scheletro

La Gibson studiò sia gli scheletri conservati a Londra nel Centre for Human Bioarchaeology al Museum of London, sia quelli conservati a Parigi nel Musée de l’Homme nel Museum National d’Histoire Naturelle. Prese in considerazione gli scheletri che mostravano la classica deformazione della gabbia toracica dovuta alla pressione del corsetto. Le costole, rispetto alla normale gabbia toracica, creavano una forma più circolare.

Ovviamente, la ricercatrice, durante il suo studio, tenne conto del fatto che tale deformità potesse essere dovuta ad altri fattori quali rachitismo, deformità congenite o osteogenesi imperfetta. Era comunque visibile la differenza tra questi problemi e la deformità scheletrica data da un corsetto indossato dall’età adolescenziale. Infatti, mentre il rachitismo appiattisce le curve della gabbia toracica, il corsetto tendeva ad arrotondarla. Le ultime costole, invece di essere distanti, risultavano essere praticamente attaccate e, inoltre, le vertebre erano inclinate verso il basso tanto da sovrapporsi l’una all’altra.

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Credits: Forbes

La fine dell’era del corpetto

Tra i tanti movimenti femministi troviamo quello per la liberazione fisica della donna, dove si discusse anche dell’abolizione dei corsetti. Elizabeth Stuart Phelps, un’attivista americana, incitò le donne a dare fuoco a queste “torture”. Nel 1910, lo stilista Paul Poiret abolì il tanto temuto corsetto creando una nuova linea, con la vita alta e la gonna stretta e lunga.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Christian Dior lanciò un nuovo look che comprendeva una gonna larghissima, con spalle tonde e vita stretta. I vestiti erano infatti costituiti da un capo di lingerie che univa le funzioni del corsetto con quelle del reggicalze. Anche se non si trattava di un vero e proprio ritorno del busto, questo indumento non risultò essere del tutto comodo, soprattutto in quanto in quel periodo la donna iniziò a far parte del mondo del lavoro. Questo look ebbe comunque vita breve anche a causa della morte del suo creatore.

Christian Dior
Credits: Art fashion Blog

Per seguire i canoni che imponeva la società, la donna rinchiudeva la sua vita in un corsetto comportando la deformazione dello scheletro. Anche se quest’epoca è finita, ancora oggi molte donne tendono a modificare il proprio corpo per rispecchiare gli standard contemporanei. Le donne hanno sempre seguito il detto “se bella vuoi apparire un poco devi soffrire”, ma il corsetto fu una vera e propria sofferenza e gli scheletri ritrovati ne sono una dimostrazione.

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