Nato a Brooklyn, New York, il 19 luglio del 1953, Howard Schultz, come tanti americani, era nipote di immigrati. Dopo essersi laureato in scienze della comunicazione presso la Nothern Michigan University, diventò direttore delle operazioni di vendita al dettaglio e marketing per la Starbucks Coffee Company nel 1982. Dopo aver fondato la società di caffè “Il Giornale”, nel 1987, decise di acquistare Starbucks diventando CEO e presidente della società.
L’ascesa di Howard Shultz
“L’immagine più indelebile che ho di mio padre è di lui sdraiato sul nostro divano ingessato, sconvolto. Avevo circa sette anni. Era inverno e aveva un lavoro che consegnava pannolini di stoffa. Era caduto su un pezzo di ghiaccio e si era rotto l’anca e la caviglia. È stato licenziato dal lavoro e non aveva alcuna assicurazione sanitaria, nessun risarcimento ai lavoratori e nessun risparmio. L’immagine di mio padre sul divano, impotente, mi è rimasta impressa.” Così scrive Howard Schultz nella sua biografia, raccontando di aver quindi vissuto un’infanzia povera.
Al liceo era un giocatore di football, vedeva difatti lo sport come un potenziale progetto per il futuro. Grazie alla sua passione per lo sport ottenne una borsa di studio, guadagnandosi un posto alla Northern Michigan University. Per continuare a pagarsi gli studi si mantenne con prestiti studenteschi e lavori part-time. Affermò addirittura di essere arrivato a vendere il suo sangue per contanti quando le cose iniziarono a complicarsi.
Una volta laureatosi, nel 1975, Schultz trovò lavoro come venditore di elettrodomestici per un’azienda che vendeva macchine da caffè europee negli USA. Si dimostrò da subito un abile venditore e salì quindi di grado divenendo direttore delle vendite. Si rese conto che le vendite di macchine per il caffè erano per lo più indirizzate a una piccola azienda di Seattle, nota allora come Starbucks Coffee Tea and Spice Company. Schultz decise allora di visitare l’azienda e conoscere i fondatori. A quel tempo, Starbucks esisteva da appena 10 anni ed era presente solo a Seattle.
Dalla classe operaia a CEO di Starbucks
Nel 1982, Howard Schultz venne assunto come direttore delle operazioni di vendita al dettaglio e del marketing per la crescente azienda di caffè. A quel tempo però la società non vendeva bevande al caffè, ma solo i chicchi. Durante un viaggio in Italia, Schultz notò l’innumerevole quantità di bar. Fu in quel momento che ebbe un lampo di genio. Perché vendere solo i chicchi di caffè quando si può vendere anche la bevanda al caffè? Tuttavia, i fondatori dell’azienda non furono molto entusiasti dell’idea partorita da Schultz, ma questi fu così persistente da convincere, alla fine, i proprietari. Aprirono così un bar nel 1984, sempre a Seattle, che fu un successo immediato. Nonostante ciò, i fondatori di Starbucks non volevano prendere la stessa stessa strada che voleva percorrere Schultz. Fu così che, nel 1985, questi si dimise per aprire una sua catena di bar, Il Giornale.
Nel 1987, Howard Schultz, acquistò Starbucks per 3,8 milioni di dollari fondendo la società con Il Giornale. Divenne successivamente CEO e presidente di Starbucks. Cercò da subito di espandere l’azienda aprendo il primo Starbucks a New York. Cinque anni dopo, con una catena di 165 caffetterie, Starbucks sbarca a Wall Street e chiude l’anno con un giro d’affari da 93 milioni di dollari.
La Starbucks Collage Achievement Plan
Nel 2014, Starbucks e l’Arizona State University, crearono il primo programma che offriva la possibilità ai dipendenti di avere un’istruzione universitaria gratuita. Entro la primavera del 2019, oltre 3.000 dipendenti Starbucks si laurearono. Il 20% di coloro che parteciparono al programma furono come Shultz, i primi della famiglia ad andare al collage.
Nel 2000, Howard Shultz si dimise dalla carica di CEO, rimanendo comunque il presidente. Tuttavia, nel 2008 decise di tornare come amministratore delegato a causa di alcuni problemi che la società stava affrontando. Nel 2018, Starbucks si è classificata al quinto posto nell’elenco di Fortune delle aziende più ammirate al mondo. Nello stesso anno, Shultz lascia ufficialmente Starbucks, dopo aver costruito una delle società più redditizie al mondo.