Capita spesso che al termine di una cena in un ristorante i camerieri portino al tavolo un piccolo regalo. In alcuni casi si tratta di un bicchiere di limoncello offerto, in altri casi di un cioccolatino da accompagnare al caffè. Una tradizione molto particolare coinvolge i ristoranti cinesi: al termine della cena, i commensali ricevono un biscotto al gusto di vaniglia, che contiene un foglietto. Questi dolcetti sono conosciuti da tutti come biscotti della fortuna, ma la tradizione non è propriamente nata in Oriente come ci si aspetta. Scopriamo di più insieme!
Dall’oriente all’occidente: il viaggio dei biscotti della fortuna
La maggior parte degli americani, forse per indole, è portata ad associare direttamente questi biscotti ai ristoranti cinesi e di conseguenza alla cultura cinese stessa. In realtà, però, i biscotti della fortuna sono riconducibili alla cultura giapponese… e anche a quella americana!
I biscotti della fortuna fanno la loro prima comparsa già negli anni ’70 del 1800, in alcuni negozio di dolci in Giappone. Qui i negozianti proponevano dei cracker che avevano una forma piegata e una “fortuna” infilata nell’incavo della piega. A differenza dei biscotti della fortuna che conosciamo oggi, quelli presenti in Giappone avevano un impasto di colore più scuro, ricavato da sesamo e miso. Oggi, invece, nella maggior parte dei casi si utilizzano vaniglia e burro.
Secondo Jennifer Lee, autrice di un manuale che narra proprio la storia dei biscotti della fortuna e della loro vita nel mondo cinese, questi dolcetti arrivarono in America tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. In particolare, gli immigrati giapponesi portarono i biscotti della fortuna prima alle isole Hawaii e poi in California. Proprio qui alcuni panettieri giapponesi aprirono le prime botteghe, in particolare tra le città di Los Angeles e San Francisco.
Una delle leggende maggiormente diffuse lega proprio i biscotti della fortuna al quartiere giapponese di San Francisco; nella zona del Golden Gate Park si trova il Japanese Tea Garden, che si crede essere stato il primo ristorante a servire questi dolcetti. Secondo questa teoria, il Japanese Tea Garden si riforniva presso un panificio locale, che sosteneva essere il pioniere della ricetta a base di vaniglia e burro.
Come si producono oggi
L’enorme diffusione dei biscotti della fortuna ha reso impossibile continuare la tradizione dei biscotti preparati e confezionati a mano, uno alla volta. Esistono tante fabbriche di biscotti, dove la preparazione parte da una grande vasca piena di impasto. L’impasto dei biscotti è principalmente composto da farina, zucchero e amido. Una volta preparato, l’impasto viene spruzzato in biscotti a forma di pallina su vassoi in movimento. Le piastre calde si muovono e schiacciano la pasta del biscotto, per renderla più sottile.
A questo punto, la magia si compie grazie ad alcune macchine speciali, che adagiano i foglietti di carta sul biscotto e, allo stesso tempo, piegano il biscotto dandogli la forma di farfalla che conosciamo.
Chi scrive i bigliettini contenuti nei biscotti della fortuna?
Ci sono persone che quando aprono il proprio biscotto della fortuna credono davvero alla frase che trovano al suo interno. Conservano questi bigliettini, credendo che possano portare fortuna e che non sia un caso la frase trovata. Questi bigliettini, però, sono quasi sempre strani e hanno un’origine molto meno poetica di quanto si voglia credere.
La più grande industria esistente di produzione di biscotti della fortuna, e quindi dei relativi bigliettini, è Wonton Food, fondata nel 1973 e con sede a New York. Oggi Wonton Food produce circa 5 milioni di biscotti al giorno, che vengono poi spediti a diverse catene negli Stati Uniti e in Europa.
Inizialmente i biglietti della fortuna venivano scritti da Donald Lau, vicepresidente dell’azienda; traeva ispirazione per i biglietti contenuti nei biscotti della fortuna dalla vita quotidiana, da frasi che sentiva in giro fino ad arrivare ai cartelli stradali. Oggi, invece, Wonton Food assume ogni due anni scrittori freelance che hanno il compito di scrivere almeno 15.000 bigliettini.
Gli stessi bigliettini non sono frasi che rimangono in maniera perenne; infatti, nel corso della storia i feedback dei clienti sono stati ascoltati e alcuni bigliettini sono stati eliminati. Tra questi, per esempio, un bigliettino che diceva “Incontrerai uno sconosciuto alto e scuro” perché giudicato quasi sinistro.