Biancaneve come metafora della cocaina: leggenda o realtà?

Il nostro desiderio di trovare significati nascosti, messaggi subliminali e simboli occulti celati nei più noti e innocui cartoni Disney non conosce limiti. E’ risaputo che la Walt Disney Production abbia dovuto pagare 70 milioni di dollari per mettere fine ad un caso giudiziario che la accusava di istigazione alla pornografia infantile, satanismo, distribuzione di immagini pornografiche ed incitazione alla cocaina: sono numerosissime, infatti, le frasi e le immagini nascoste nei film d’animazione.

Dal Re Leone, in cui si intravede la scritta SEX formata da petali e polvere nel cielo, a La Sirenetta, in cui è alquanto evidente l’erezione del prete che celebra il matrimonio tra Eric e Ursula: la Disney sembra celare significati salaci anche nelle scene più candide. La colorata interpretazione visiva dei temi musicali in Fantasia e la psichedelia surreale di Alice nel paese delle meraviglie sembrano innegabilmente il frutto di qualche sostanza stupefacente.

Biancaneve e la sua dipendenza

Un elemento comune tra tutte le leggende sulla Disney è, infatti, l’affermazione che vari film d’animazione Disney fossero ispirati alla droga. Si pensa che gli animatori usassero sostanze allucinogeni come l’LSD per creare le basi di quell’universo fantastico e colorato che è il macrocosmo Disney. Una teoria simpatica e, al contempo, inquietante afferma che Biancaneve e i sette nani rappresentino rispettivamente la cocaina e le sette fasi della sua dipendenza.

Tutto comincia da Cucciolo, ‘Dopey‘, che è la fase del benessere totale e del piacere iniziale: la prima sensazione che si avverte quando si assume la cocaina. Ma, la primordiale piacevolezza viene celermente sostituita dall’irritabilità, caratteristica peculiare di Brontolo, ‘Grumpey, comportata dall’astinenza. Chi comincia ad abusare della neve bianca, prova continui sbalzi d’umore, passando dall’essere euforici come Gongolo, ‘Happy‘, o chiusi in se stessi come Mammolo: Bashful‘ indica, infatti, l’atteggiamento schivo, caratteristico del cocainomane. Eolo, ‘Sneezy, significa “starnutire” e si riferisce a quella sensazione di prurito al naso tipica di chi sniffa. Dotto, ‘Doc, designa la sensazione di onnipotenza da cui viene travolto chi fa uso di cocaina. L’ultimo dei sette stadi derivanti dalla dipendenza dalla polvere bianca è lo stordimento, l’intorpidimento, che si ricollega a Pisolo, ‘Sleepy‘.

Verità o leggenda?

Per quanto alla cultura pop piaccia attribuire voci invereconde alle sue icone, non è mai stato dimostrato che Walt Disney abbia preso parte a un uso ricreativo di droghe. Per giunta, è molto più probabile che la “sostanza” preferita a quel tempo fosse l’alcol: non a caso, nella Parata degli elefanti rosa, Dumbo beve inavvertitamente da una vasca piena di champagne e si ubriaca. Inoltre, Walt Disney non ha “inventato” Biancaneve: il film era basato sulla versione europea della fiaba scritta dai fratelli Grimm oltre un secolo prima. La Disney ha arricchito poi la storia fino alla lunghezza del film, creando nomi e personalità distintive per ciascuno dei sette nani.

La teoria che i nomi dei nani corrispondano (intenzionalmente o meno) ai sintomi dei vari stadi della dipendenza da cocaina è improbabile. La dipendenza da cocaina non ha, infatti, stadi identificabili: nessuna serie standard di sintomi fisici accompagna ogni fase. 

Questa della neve bianca resta, perciò, solamente una simpatica leggenda. Biancaneve rimane, quindi, la dolcissima fanciulla dal niveo candore che tutti conosciamo!

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