Storia

Cosa ci rivelano le ossa antiche 75.000 anni su animali e cambiamenti climatici

La scoperta di ossa antiche nel Circolo Polare Artico offre uno sguardo unico sui cambiamenti climatici e sugli ecosistemi del passato.

Con il riscaldamento dell’Artico più rapido rispetto ad altre parti del mondo, gli animali adattati a sopravvivere al freddo affrontano sfide senza precedenti. Mentre gli scienziati stanno imparando come la fauna moderna reagisce ai cambiamenti ambientali, sappiamo ancora poco su come le specie abbiano affrontato tali sfide in passato. Un nuovo studio si concentra su una comunità animale antica di 75.000 anni fa, la più antica conosciuta nell’Artico europeo, conservata all’interno di una grotta nel nord della Norvegia.

Durante l’ultima era glaciale, la regione artica ha subito ripetuti avanzamenti e ritiri dei ghiacciai, alternando fasi di condizioni glaciali fredde e fasi più calde, in cui i ghiacciai si ritiravano alle quote più elevate. Queste condizioni fluttuanti hanno portato a migrazioni successive di animali e piante, modellando le comunità animali che conosciamo oggi. Tuttavia, i depositi sedimentari precedenti alla fine dell’ultima era glaciale, circa 11.000 anni fa, sono rari, poiché i ghiacciai distruggono facilmente i sedimenti durante il loro movimento.

Nonostante queste difficoltà, un deposito sedimentario è sopravvissuto per oltre 75.000 anni all’interno della grotta Arne Qvamgrotta, parte del sistema carsico Storsteinhola in Norvegia. Situata appena dentro il Circolo Polare Artico, la grotta offre una visione eccezionale degli ecosistemi artici durante una fase più calda dell’ultima era glaciale, fornendo un raro scorcio ecologico di quel lontano passato.

Scoperte Rivelatrici dalla Grotta di Arne Qvamgrotta

La grotta è stata scoperta per la prima volta all’inizio degli anni ’90 durante attività di estrazione di calcare. Nel 2021 e 2022, un team guidato dall’Università di Oslo ha condotto scavi per recuperare e analizzare il materiale osseo, rivelando un’istantanea ecologica unica dell’era glaciale. Sono stati recuperati oltre 6.000 frammenti ossei, identificando 46 tipi diversi di animali, tra cui mammiferi, uccelli e pesci.

Tra le specie identificate vi è il terzo orso polare più antico mai scoperto, oltre a trichechi, balene e uccelli marini come l’eider reale e la pulcinella di mare. Sono stati trovati anche pesci come il temolo artico e il merluzzo atlantico. Una delle scoperte più significative è il lemming collare, ora estinto nella regione, mai identificato prima in Scandinavia.

Implicazioni per il Cambiamento Climatico

Le tecniche di datazione indicano che le ossa risalgono a una fase più calda dell’ultima era glaciale. Gli animali trovati suggeriscono che, in quel periodo, la costa norvegese fosse priva di ghiaccio, permettendo la migrazione verso nord di renne e pesci d’acqua dolce. La presenza di una ricca varietà di animali marini e costieri supporta l’idea di una presenza di ghiaccio marino stagionale.

Questa comunità animale è diversa dalla megafauna glaciale più comune, come il mammut lanoso o il bue muschiato, solitamente associata alla steppa dei mammut. La differenza riflette probabilmente l’unicità dell’ambiente costiero intorno a Arne Qvamgrotta, che sosteneva un diverso tipo di ecosistema. Analisi ulteriori del DNA antico rivelano che alcune linee genetiche, come quelle dell’orso polare e del lemming collare, sono ora estinte, suggerendo la vulnerabilità della natura sotto condizioni climatiche mutevoli.