Arrivare nello spazio con un ascensore potrebbe non essere più un concetto legato alla fantascienza. Ecco gli ultimi aggiornamenti.
Per secoli l’umanità ha guardato il cielo sognando di toccare le stelle. Razzi, shuttle e stazioni orbitali sono stati i primi passi, ma il vero salto potrebbe avvenire con un’idea così ambiziosa da sembrare impossibile: un ascensore spaziale, capace di collegare la Terra all’orbita senza l’uso di combustibili tradizionali.
La suggestione non è nuova. Ne parlava già Jules Verne in chiave immaginifica, e negli anni Settanta alcuni scienziati iniziarono a trattarla con maggiore serietà. A colpire è il concetto: invece di lanciare qualcosa nello spazio, lo si farebbe salire, come se fosse un grattacielo infinito. Ma quanto è reale questo progetto?
Oggi il tema non è più relegato alla fantascienza. Alcune aziende aerospaziali e agenzie spaziali nazionali hanno cominciato a investigare seriamente la fattibilità tecnica del progetto. L’idea continua a dividere la comunità scientifica, tra entusiasmo e scetticismo, ma alcuni elementi fanno pensare che il sogno stia lentamente prendendo forma.
Uno dei principali ostacoli è sempre stato il materiale. Per costruire un cavo lungo decine di migliaia di chilometri, capace di resistere alla forza di gravità e alla tensione estrema, serviva qualcosa di più resistente dell’acciaio. Oggi, nuove scoperte nella nanotecnologia stanno riscrivendo le regole.
Il cavo che collega cielo e Terra
Il cuore del progetto è un cavo ancorato al suolo e collegato a una stazione geostazionaria a circa 36.000 chilometri di altezza. Lungo questo cavo, salirebbero speciali cabine motorizzate, capaci di portare persone, satelliti o materiali in orbita a costi infinitamente più bassi di un lancio tradizionale. Il tutto alimentato da energia solare o laser, senza combustibile.
Alcune startup giapponesi e cinesi stanno già testando piccoli prototipi in laboratorio. L’ostacolo principale resta però la realizzazione del cavo: servono nanotubi di carbonio o grafene, materiali leggerissimi ma centinaia di volte più resistenti dell’acciaio. La tecnologia non è ancora pronta per produrli in scala, ma i progressi sono costanti.

Un progetto futuristico… ma non impossibile
Secondo alcune previsioni, potremmo vedere i primi test su larga scala entro pochi decenni. Il Giappone punta al 2050, e persino la NASA ha pubblicato scenari teorici. I vantaggi sarebbero enormi: riduzione dei costi di lancio fino al 95%, viaggi spaziali più accessibili, infrastrutture orbitanti più facili da costruire.
L’aspetto più sorprendente? Se costruito sull’equatore, l’ascensore spaziale resterebbe perfettamente in equilibrio tra la forza centrifuga terrestre e la gravità. Un filo teso tra il nostro pianeta e il vuoto cosmico, che potrebbe cambiare per sempre il nostro rapporto con lo spazio.