Pingelap è un atollo nel Pacifico meridionale che a volte prende il nome di “Isola dei daltonici”. Questa è la definizione che Oliver Sacks ha assegnato all’isola nel suo libro del 1996, Island of the Color Blind. Pingelap ha suscitato l’interesse di Sacks e di molti altri scienziati a causa della sua strana circostanza genetica: circa il 10% della popolazione dell’isola ha il gene per una sindrome nota come acromatopsia completa, un tasso estremamente alto se si considera il bassissimo numero di abitanti.

Cos’è l’acromatopsia completa?
Il termine acromatopsia indica l’incapacità totale di percepire qualunque colore (diversa quindi dal daltonismo, in cui i colori sono percepiti in modo alterato rispetto al normale).
L’acromatopsia congenita è un raro difetto genetico della vista, presente fin dalla nascita e non degenerativo (non peggiora col tempo né porta alla cecità). Le sue manifestazioni caratteristiche sono:
- cecità ai colori (visione monocromatica)
- estrema sensibilità alla luce (abbagliamento)
- bassissima acuità visiva (perdita dei dettagli già a breve distanza)
Nella retina dell’occhio normale ci sono due tipi di cellule sensibili alla luce: i coni e i bastoncelli. I coni (6 milioni) sono prevalentemente al centro della retina, nella “macula”, e sono specializzati per la visione diurna: permettono di adattarsi alla luce, di percepire i colori e di distinguere i dettagli fini. I bastoncelli (100 milioni) sono prevalentemente alla periferia della retina e sono specializzati per la visione notturna: sono molto più sensibili dei coni e perciò, diversamente da questi ultimi, funzionano anche nella semioscurità. Tuttavia, i bastoncelli “si saturano” rapidamente, disattivandosi, quando la luce aumenta e non permettono di percepire i colori né di distinguere bene i particolari.

Nell’occhio normale i coni e i bastoncelli collaborano e si integrano tra loro, permettendo di vedere in qualunque condizione di luce. Ma, nella retina di un acròmate congenito, i coni funzionano poco o non funzionano affatto. Perciò una persona con acromatopsia congenita, per vedere, deve affidarsi interamente ai bastoncelli. Ecco perché gli acròmati sono “ciechi ai colori” (parzialmente o totalmente), hanno ridotta acuità visiva e non sono in grado di adattarsi in modo normale all’aumento d’intensità della luce ambientale. La gravità di questi sintomi, comunque, varia molto da persona a persona.
Una persona con acromatopsia completa riuscirebbe a vedere solo nero, bianco e le tonalità di grigio. Inoltre, l’immagine di solito appare molto sfocata quando vi è una luce intensa.
L’isola di Pingelap e l’acromatopsia completa
Secondo la leggenda, un devastante tifone nel 1775 ha causato un collo di bottiglia della popolazione, lasciando solo 20 sopravvissuti. Uno di questi, Doahkaesa Mwanenihsed (il sovrano dell’epoca), era portatore del gene dell’acromatopsia completa, ma il disturbo non apparve fino alla quarta generazione dopo il tifone, momento in cui il 2,7% dei Pingelapesi è stato colpito. Entro la sesta generazione, l’incidenza è salita a circa il 4,9%, a causa della consanguineità di tutti gli abitanti dell’isola che fanno risalire i loro antenati a Doahkaesa Mwanenihsed. Il gene è stato passato, quindi, alle successive generazioni, e oggi circa il 30% degli abitanti lo porta con sé. Non tutti sviluppano l’acromatopsia (essendo un allele recessivo). Il 10% della popolazione, però, di fatto non sa cosa sia un colore.

Il mondo con gli occhi di un acromate
La fotografa belga Sanne De Wilde ha utilizzato l’isola e il concetto di daltonismo per una serie di immagini sulla genetica. Durante una visita a Pingelap nel 2015, ha creato foto che mostrano il mondo come potrebbe vederlo una persona daltonica. Alcune sono immagini complete in bianco e nero. Ma diversi acromati hanno affermato di poter vedere lievi variazioni di alcuni colori, come il rosso o il blu. Quindi ha usato le impostazioni per le foto a infrarossi e gli obiettivi sulla sua fotocamera per distorcere e disattivare determinati colori.

Il concetto di colore, a Pingelap, è sicuramente diverso rispetto al resto del mondo. La fotografa ha affermato che il rosso era il colore che più comunemente veniva “visto” dagli abitanti di Pingelap. Il verde era invece uno dei colori meno riconoscibili, ma molti lo indicavano come il loro preferito. De Wilde ha attribuito questo fenomeno al loro amore per la vegetazione della giungla.
“Il colore è solo una parola per coloro che non possono vederlo”
Sanne De Wilde