Ormai ogni cellulare ha la fotocamera incorporata, ma il J-SH04 è stato il primo cellulare in assoluto a possederne una.
Ti ricordi com’erano i telefoni prima che diventassero “smart”? Quelli con l’antenna che spuntava fuori, lo schermo minuscolo a cristalli liquidi e i tasti che facevano “clic” ogni volta che li premevi. Non c’era WhatsApp, niente selfie, niente mappe. Solo chiamate, SMS e un po’ di Snake se avevi fortuna. Era un altro mondo. Eppure, anche in quel mondo così essenziale, c’è stato un momento che ha rivoluzionato tutto: l’arrivo della fotocamera nel telefono.
Ecco, uno dei colpevoli (o dei pionieri, dipende da come la vedi) è proprio lui: il J-Phone J-SH04, lanciato in Giappone nel 2000 da J-Phone in collaborazione con Sharp. Non era particolarmente elegante, né potente. Ma aveva qualcosa che gli altri non avevano: una fotocamera integrata. Ed è da lì che parte la storia del selfie, delle foto in bagno, delle vacanze raccontate in tempo reale. Tutto è iniziato da un piccolo telefono grigio con una lente sul retro.
Pensarci oggi fa quasi tenerezza, ma nel 2000 avere una fotocamera nel telefono sembrava una magia. E poi il Giappone era avanti anni luce, mentre noi europei stavamo ancora litigando con gli SMS da 160 caratteri. Il J-SH04 era una bomba per l’epoca: ti permetteva di scattare una foto e inviarla a un amico via MMS. Era l’alba della condivisione istantanea, anche se nessuno lo sapeva ancora.
Da allora i telefoni sono cambiati tantissimo. Abbiamo buttato via le tastiere fisiche, abbiamo allargato gli schermi fino a sembrare delle mini-TV, e soprattutto abbiamo trasformato il telefono in una macchina fotografica super avanzata. Ma prima degli iPhone e dei Galaxy Ultra da 200 megapixel, prima ancora del Nokia N95, c’era lui: il J-SH04. Il piccolo dinosauro con la fotocamera che ha aperto una nuova era.
Un salto nella storia (con fotocamera inclusa)
Il J-SH04 non è stato il primo telefono con una fotocamera integrata a livello tecnico (c’era già stato il Kyocera VP-210), ma è stato il primo a conquistare il grande pubblico con quella funzione. E questa è una differenza fondamentale. Perché non basta essere i primi: bisogna anche essere quelli giusti al momento giusto. Uscito in Giappone nel novembre del 2000, questo piccolo cellulare è stato sviluppato da Sharp per l’operatore J-Phone (che, spoiler: sarebbe poi diventato parte di Vodafone). Esteticamente era… beh, un telefono classico dell’epoca: display a colori da 256, design a candybar, tasti belli cicciotti e quel look un po’ squadrato che oggi fa molto “reperto da museo”. Ma quel che contava era la novità sul retro: una fotocamera da 0.11 megapixel. Sì, hai letto bene, 0.11. O, se preferisci, 110.000 pixel. Eppure bastavano per far gridare al miracolo.
La cosa geniale? Non solo potevi scattare foto, ma anche inviarle direttamente via MMS. Ok, oggi sembra il minimo sindacale, ma all’epoca era pura fantascienza. Era come dire: “Guarda dove sono” senza doverlo scrivere. Bastava un click (anzi, più di uno, perché i menu erano lunghi) e zac, foto spedita. E poi c’era anche una funzione per inserire cornici colorate nelle foto. Roba da smanettoni nostalgici. È stato un successo immediato. In un’epoca in cui ancora si sviluppavano i rullini e le macchine digitali costavano una fortuna, avere una fotocamera in tasca sempre pronta all’uso sembrava un superpotere. Certo, la qualità era bassa e le foto venivano sgranate, ma chi se ne fregava? Stavi facendo qualcosa di mai visto prima.

Funzionalità, impatto e quello che ha lasciato
A rivederlo oggi, il J-SH04 fa quasi tenerezza. Piccolo, grigio, con un design che oggi definiremmo “retrò” per non dire “preistorico”, sembrava uscito da un film di fantascienza anni ’90. Eppure, nel suo piccolo, era una bomba e faceva esattamente quello che prometteva: scattava foto.
Ma J-SH04 non è solo un telefono con una fotocamera. È il simbolo di un passaggio. Un oggetto che ha aperto la strada a tutto quello che è venuto dopo. Prima di lui, il telefono serviva a parlare e mandare messaggi. Dopo di lui, è diventato qualcosa di molto più personale, più visivo. Abbiamo cominciato a raccontare la nostra vita attraverso le immagini, in tempo reale.