Il coniglio che non fa le uova (ma ci regala cioccolato lo stesso).
Ogni anno, a Pasqua, milioni di bambini ricevono uova di cioccolato colorate, decorate, alcune con sorprese dentro. E spesso, il merito va a un personaggio singolare: il coniglio pasquale. Lo si vede ovunque, nei negozi, nei cartoni animati, nelle pubblicità. Ma c’è un piccolo dettaglio che stona: i conigli non fanno le uovamette insieme due simboli primaverili: la fertilità del coniglio e la rinascita simboleggiata dall’uovo. Ma da dove arriva davvero questa storia?
Il paradosso è chiaro: l’immagine del coniglietto che salta tra i giardini con un cestino di uova è tenera, ma totalmente assurda dal punto di vista biologico. Eppure, in qualche modo, ha conquistato l’immaginario di intere generazioni, tanto da diventare ambasciatore non ufficiale della Pasqua.
Scherzare su quanto tempo ci metterebbe un coniglio a produrre mille uova di cioccolato è il modo perfetto per raccontare quanto sia surreale (e geniale) questa invenzione culturale.
Una creatura simbolica nata dal marketing
L’associazione tra conigli e uova ha radici antiche, ma il boom è avvenuto nel XIX secolo. Fu soprattutto grazie alla pubblicità e all’industria dolciaria che il coniglio pasquale divenne un’icona popolare. La sua immagine era perfetta per i bambini, e le uova di cioccolato rappresentavano un premio dolce e simbolico.
In origine, si pensava che il coniglio venisse la notte a lasciare uova nei nidi di paglia preparati dai piccoli. Oggi, quei nidi sono diventati giardini, salotti o scaffali del supermercato. E le uova, un’industria da milioni di euro.

Tra folklore, cioccolato e fantasia collettiva
Nessun coniglio al mondo — per quanto veloce o creativo — riuscirebbe a produrre mille uova di cioccolato. Ma questo non è mai stato il punto. L’idea del coniglio pasquale funziona perché gioca con l’immaginazione, trasforma una festività in un piccolo spettacolo fatto di dolcezza, sorpresa e rituali.
Dietro quella figura c’è un mix perfetto tra tradizione, strategia commerciale e desiderio di meraviglia. E anche se non depone uova, continua a essere il simbolo più tenero (e improbabile) della Pasqua moderna.