Un nuovo studio tutto italiano si è concentrato sulle dinastie di conigli selvatici della nostra penisola. Ecco cosa è stato trovato.
Il coniglio selvatico europeo (Oryctolagus cuniculus) è un mammifero della famiglia Leporidae originario della Penisola Iberica, del sud-ovest della Francia e, probabilmente, del nord-ovest dell’Africa. Due sottospecie sono riconosciute: O. c. algirus, diffusa nel Portogallo e nella Spagna sudoccidentale, e O. c. cuniculus, presente nel nord-ovest della Spagna e nel sud-ovest della Francia.
Quest’ultima è anche la progenitrice delle popolazioni introdotte nel mondo e delle varianti domestiche. Nonostante la sua ampia diffusione, il coniglio selvatico è classificato come “in pericolo” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura a causa della drastica riduzione delle popolazioni nel suo areale originario, minacciato dalla caccia, dalla perdita di habitat e da malattie come mixomatosi e malattia emorragica.
Questo mammifero svolge un ruolo cruciale negli ecosistemi, essendo una preda fondamentale per specie in pericolo come l’aquila imperiale spagnola e la lince iberica. Fin dal XV secolo a.C., l’uomo ha contribuito alla diffusione del coniglio selvatico nel Mediterraneo, inclusa l’Italia, dove le prime presenze sono documentate in Sicilia nel 1200-1300 a.C. e a Nisida nel III secolo a.C.
In epoca romana, il coniglio venne introdotto nelle isole dell’Arcipelago Toscano, dove oggi sopravvive a Gorgona, Capraia, Giglio e Giannutri, mentre è scomparso da Elba, Pianosa e Montecristo, quest’ultima a seguito di un’operazione di derattizzazione con esche tossiche. Le isole di Capraia e Montecristo erano considerate colonizzate da O. c. algirus, ma studi genetici recenti hanno smentito questa ipotesi.
Il test del DNA
Un’indagine condotta dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa ha analizzato il DNA mitocondriale di conigli attuali e storici provenienti dalle collezioni dei musei di Genova e Firenze. I risultati mostrano che tutte le popolazioni esaminate appartengono alla sottospecie O. c. cuniculus.
Tre distinti gruppi genetici sono stati identificati: uno esclusivo della Capraia settentrionale e di parte di Gorgona, uno correlato ai conigli europei diffusi su Giglio, Montecristo e parte di Capraia e Gorgona, e un altro legato ai ceppi domestici, riscontrato a Giannutri. Il coniglio di Bolgheri, in Toscana, presenta una combinazione di questi ultimi due gruppi, riflettendo una storia di rilasci venatori.

Ecco come si è diffuso il coniglio
Le isole dell’Arcipelago Toscano hanno una lunga storia di gestione del coniglio selvatico, che includeva catture e abbattimenti per contenere i danni all’agricoltura. La persecuzione risale almeno al XIV secolo a Montecristo e al XVII secolo a Capraia. Restrizioni dovute alla presenza di colonie penali agricole a Capraia e Gorgona potrebbero aver limitato il rimescolamento genetico rispetto ad altre isole, dove il ripopolamento ha portato all’omogeneizzazione.
Questo studio ha fornito nuove prove che la diffusione del coniglio selvatico nel Mediterraneo è avvenuta prevalentemente attraverso la sottospecie O. c. cuniculus, mentre O. c. algirus è stata introdotta nelle isole atlantiche. Ulteriori analisi genomiche potrebbero contribuire alla conservazione delle popolazioni uniche di Capraia e Gorgona, che hanno resistito a secoli di caccia e cambiamenti ambientali.