Scienza

Perché ricordiamo alcuni sogni e altri no? Il ruolo del sonno e della memoria

Trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo, eppure ricordiamo pochissimo di ciò che sogniamo.

A volte, un sogno sembra nitido al risveglio, ma basta iniziare la routine quotidiana perché svanisca. Altre volte, un dettaglio durante la giornata lo riporta alla mente in modo improvviso. Questo fenomeno ha incuriosito gli scienziati per decenni, portando a numerose ricerche sul legame tra sonno e memoria.

Uno dei fattori chiave nel ricordare i sogni è il momento del risveglio. Se ci svegliamo durante il sonno REM, la fase in cui i sogni sono più vividi e strutturati, abbiamo maggiori probabilità di ricordarli. Al contrario, se il risveglio avviene dopo una fase di sonno profondo, il sogno tende a svanire. Questo spiega perché chi si sveglia gradualmente ha più facilità nel conservare i ricordi onirici rispetto a chi viene bruscamente interrotto dal suono della sveglia.

Studi hanno dimostrato che le persone che ricordano i sogni più frequentemente tendono ad avere risvegli brevi e ripetuti durante la notte. Anche solo pochi minuti di veglia possono essere sufficienti per trasferire il ricordo di un sogno nella memoria a lungo termine. Tuttavia, un numero eccessivo di risvegli può indicare disturbi del sonno, che a loro volta possono alterare la qualità del riposo.

L’età è un altro elemento determinante: i giovani tendono a ricordare i sogni più degli anziani. Con l’avanzare degli anni, la qualità del sonno cambia e il tempo trascorso nelle fasi di sonno REM si riduce. Inoltre, gli anziani segnalano più frequentemente il fenomeno del “sogno bianco”, ovvero la sensazione di aver sognato senza riuscire a ricordare il contenuto.

L’influenza dei ritmi circadiani e delle stagioni

Anche i ritmi circadiani sembrano influenzare il ricordo dei sogni. Ricerche recenti suggeriscono che in inverno tendiamo a ricordare meno sogni rispetto alla primavera e all’autunno. I cambiamenti stagionali nella luce solare e nel nostro ciclo sonno-veglia potrebbero giocare un ruolo in questo processo, anche se il meccanismo esatto non è ancora del tutto chiaro.

Un aspetto interessante è la relazione tra il sognare a occhi aperti e la memoria onirica. Le persone che tendono a fantasticare durante il giorno sembrano avere una maggiore predisposizione a ricordare i loro sogni. Questo potrebbe dipendere dal fatto che entrambe le attività coinvolgono le stesse aree del cervello legate all’immaginazione e alla memoria.

Persona che abbraccia il cuscino
Sogni, perché non li ricordiamo (Freepik Foto) – www.qrios.it

L’emozione e il ricordo dei sogni

Anche l’intensità emotiva dei sogni è un fattore cruciale. Le esperienze oniriche particolarmente intense o spaventose rimangono impresse con più facilità, proprio come accade con i ricordi di eventi vissuti nella realtà. Questo è uno dei motivi per cui incubi o sogni molto emozionanti sono quelli che tendiamo a ricordare meglio.

In definitiva, il ricordo dei sogni dipende da una combinazione di fattori biologici e psicologici. Sebbene non possiamo controllare completamente questo processo, adottare abitudini di sonno più regolari, svegliarsi dolcemente e riflettere sui sogni appena svegli può aiutarci a conservarne un numero maggiore. Il mondo onirico rimane un territorio affascinante e ancora pieno di misteri da esplorare.