Scienza Storia

Messina e Reggio, 1908: il giorno in cui la terra tremò

Il catastrofico terremoto che segnò la storia delle città di Messina e Reggio Calabria nel 1908.

Il 28 dicembre 1908 c’è stato uno degli eventi più devastanti della storia italiana ed europea, un terremoto di magnitudo stimata di 7.1 che ha segnato un impatto catastrofico sulle città di Messina e Reggio Calabria, oltre che su numerosi centri abitati in Sicilia e Calabria. L’evento sismico fu seguito da un maremoto che aggravò ulteriormente la distruzione e il numero di vittime. Il terremoto ha avuto luogo alle 5:20 del mattino, quando la maggior parte della popolazione dormiva. La durata della scossa principale fu di circa 30-40 secondi, divisa in due o tre fasi, con l’ultima particolarmente violenta.

L’area particolarmente interessata si estendeva per circa 600 km², con effetti devastanti fino all’XI grado della Scala Mercalli, indice di una catastrofe totale. A Messina, quasi tutti gli edifici crollarono e solo due case rimasero illese. La situazione fu ancora peggiore a Reggio Calabria, dove l’intera città fu devastata. Il sisma ebbe effetti devastanti anche nelle zone circostanti, aggravati dalla scarsa qualità delle costruzioni, molte delle quali erano realizzate con materiali poco resistenti.

Dopo pochi minuti dalla scossa principale, un violento maremoto colpì entrambe le coste dello Stretto di Messina, con onde alte fino a 11,70 metri a Sant’Alessio Siculo. Il fenomeno amplificò la devastazione, spazzando via interi quartieri e contribuendo all’elevato numero di vittime. Infatti sulla costa calabrese ci furono onde di altezza compresa tra i 6 e gli 11 metri circa nel tratto da Gallico Marina a Lazzaro, fino ad un massimo di circa 13 metri rilevato in un punto poco a sud del paese di Pellaro. A nord di quest’area, il maremoto ebbe dimensioni ancora rilevanti sulle coste reggine dello Stretto fino alla Punta Pezzo, e fu invece molto ridotto lungo il litorale tirrenico della Calabria

Il bilancio fu drammatico con una stima di morti che si aggira tra 80.000 e 120.000, segnando questo evento come il più mortale terremoto della storia italiana. Oltre 40.000 edifici furono distrutti o demoliti, mentre circa 33.000 risultarono gravemente danneggiati e inabitabili.

Le conseguenze e la ricostruzione

Questo episodio scosse profondamente l’opinione pubblica italiana ed europea. I soccorsi ebbero una vicenda molto complessa e, nonostante l’arrivo tempestivo di aiuti nazionali e internazionali, gli interventi furono ostacolati dall’entità della distruzione. La ricostruzione di Messina e Reggio Calabria fu lenta e segnata da difficoltà economiche e politiche, portando alla creazione di quartieri di baracche che rimasero in uso per decenni.

L’evento ha segnato indelebilmente la memoria storica italiana e ha contribuito all’evoluzione degli studi sismologici, con studi condotti da scienziati come Giuseppe Mercalli, Mario Baratta e Giovanni Platania. Il terremoto del 1908 fu uno degli eventi che portò l’Italia a sviluppare normative antisismiche più rigorose, seppur con molta lentezza. Circa un secolo dopo, nel 2008, diverse pubblicazioni e studi hanno ricordato la catastrofe, sottolineando la sua importanza scientifica, urbanistica e sociale. Oggi, la consapevolezza della fragilità sismica dell’area resta un tema di primaria importanza.

Piazza duomo Messina distrutta
Piazza duomo Messina distrutta (Screenshot ingvterremoti.com)

Effetti sull’ambiente naturale

Il terremoto ha avuto un impatto sostanziale sul paesaggio, in particolare nell’area dello Stretto. Si ebbe un abbassamento del suolo nella parte bassa di Messina. Lo stesso fenomeno interessò anche Reggio Calabria e Villa San Giovanni. In diverse zone della Calabria, il terremoto e il successivo maremoto accelerarono il progressivo sprofondamento della costa, modificando anche la linea di litorale. A Pellaro, la costa arretrò fino a 50 metri in alcuni punti, mentre a Gallico Marina la spiaggia si ridusse di circa 10 metri in larghezza.

Inoltre, su un’ampia area della Calabria e della Sicilia il terremoto innescò frane, smottamenti e cedimenti del terreno, aprendo crepe nel suolo, sebbene limitate agli strati più superficiali. Si verificarono anche spostamenti e slittamenti del terreno, sia lenti che improvvisi. Tuttavia, non furono rilevati fenomeni riconducibili con certezza a fagliazione superficiale.