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Genetica, cambiamenti climatici e altre cause dietro l’estinzione dei mammut lanosi

Per migliaia di anni, i mammut lanosi hanno dominato le fredde steppe dell’emisfero settentrionale, adattandosi perfettamente ai rigidi climi glaciali.

Con il loro folto manto, le lunghe zanne ricurve e la robusta corporatura, questi enormi erbivori prosperavano in ambienti aperti, nutrendosi di erba e arbusti resistenti. Tuttavia, nonostante la loro straordinaria capacità di sopravvivenza, la loro storia si è conclusa con un’estinzione progressiva e inesorabile.

L’ultima popolazione conosciuta di mammut lanosi trovò rifugio sull’Isola di Wrangel, al largo della Siberia, dove riuscì a sopravvivere per circa 6.000 anni dopo la scomparsa delle altre popolazioni continentali. In questo habitat isolato, un piccolo gruppo di mammut riuscì a mantenere un numero sufficiente di individui per evitare un’estinzione immediata. Tuttavia, circa 4.000 anni fa, anche questi ultimi esemplari scomparvero, lasciando dietro di sé solo fossili e tracce genetiche da cui gli scienziati cercano oggi di ricostruire la loro storia.

Per molto tempo, la principale ipotesi sulla loro estinzione è stata legata alla consanguineità. Si riteneva che, essendo confinati su un’isola con un numero ridotto di individui, i mammut avessero accumulato troppe mutazioni dannose, compromettendo la loro sopravvivenza. Tuttavia, nuovi studi genetici suggeriscono una realtà più complessa: sebbene la popolazione avesse subito un drastico collo di bottiglia genetico, era riuscita a stabilizzarsi per secoli prima del crollo finale.

L’estinzione dei mammut lanosi, quindi, non può essere attribuita a un singolo fattore. Il riscaldamento climatico, la riduzione delle risorse alimentari e forse anche epidemie sconosciute potrebbero aver giocato un ruolo decisivo. Gli esseri umani, spesso considerati i principali responsabili della scomparsa di molte specie preistoriche, non sembrano essere stati coinvolti direttamente nella fine dei mammut dell’Isola di Wrangel, poiché vi arrivarono solo alcuni secoli dopo la loro estinzione.

Il ruolo del clima e dell’ambiente

Il cambiamento climatico ha avuto un impatto profondo sulla sorte dei mammut lanosi. Con la fine dell’ultima era glaciale, circa 11.700 anni fa, il pianeta ha iniziato a riscaldarsi e le vaste steppe gelate, habitat ideale per questi erbivori, hanno lasciato il posto a foreste e paludi meno adatte alla loro sopravvivenza. Sulla terraferma, questa trasformazione ambientale ha contribuito al rapido declino delle popolazioni di mammut, costringendo i pochi sopravvissuti a rifugiarsi in aree sempre più marginali.

Sull’Isola di Wrangel, il cambiamento ambientale potrebbe essere stato meno drastico rispetto alla terraferma, ma comunque sufficiente a rendere la vita più difficile per gli ultimi mammut. Se la vegetazione disponibile si fosse ridotta o fosse cambiata in modo significativo, la capacità della popolazione di sostenersi sarebbe stata compromessa. La scarsità di cibo, combinata con eventi climatici estremi, potrebbe aver accelerato il loro declino fino all’estinzione definitiva.

Mammut
Mammut, ecco come si è estinto (Freepik Foto) – www.qrios.it

Una fine inevitabile?

Anche se la consanguineità non è stata il fattore determinante, il numero ridotto di individui potrebbe aver reso la popolazione particolarmente vulnerabile a qualsiasi cambiamento improvviso. Epidemie, tempeste o periodi di siccità prolungati avrebbero potuto avere effetti devastanti su un gruppo già fragile. La genetica ha rivelato che, nonostante la presenza di alcune mutazioni dannose, i mammut dell’isola erano riusciti a mantenere una relativa stabilità genetica per migliaia di anni, prima di un declino improvviso e definitivo.

L’estinzione dei mammut lanosi è il risultato di una combinazione di fattori a lungo termine, piuttosto che di un singolo evento catastrofico. La loro scomparsa è un esempio di come le specie possano lottare per sopravvivere in un mondo in cambiamento, fino a quando una serie di condizioni sfavorevoli le porta oltre il punto di non ritorno. Studiare la loro fine ci aiuta a comprendere meglio le dinamiche delle estinzioni e le sfide che molte specie, inclusa la nostra, potrebbero affrontare in futuro.