Per le strade polverose delle città egiziane, tra mercati affollati e vicoli stretti, si muovono con agilità cani dalle orecchie dritte, le zampe sottili e la coda arricciata.
Sono i Baladi dogs, una popolazione stimata in circa 15 milioni di esemplari che ha radici profonde nella storia dell’Egitto. Discendenti degli antichi cani venerati dai faraoni, oggi questi animali sono spesso vittime di abusi, avvelenamenti e maltrattamenti. Tuttavia, negli ultimi anni, la percezione di questi cani sta cambiando, grazie all’impegno di associazioni e cittadini che lottano per la loro tutela.
L’origine dei Baladi dogs è oggetto di dibattito. Alcuni li considerano semplici meticci derivati da razze come il Saluki egiziano, il Pharaoh hound e il Canaan dog. Altri, invece, sostengono che siano una razza a sé stante, diretta discendente dei cani che accompagnavano i faraoni. Le raffigurazioni dell’antico Egitto mostrano cani sorprendentemente simili ai Baladi, spesso associati a figure divine come Anubi, il dio dell’oltretomba con testa di cane, o rappresentati accanto a faraoni come Tutankhamon, raffigurato mentre caccia con il suo fedele compagno.
Nonostante la storica venerazione per i cani, i Baladi oggi affrontano una dura realtà. Percepiti come sporchi, pericolosi e portatori di malattie, vengono frequentemente eliminati con metodi crudeli come l’avvelenamento, la cattura forzata o la morte per percosse. La paura della rabbia, pur essendo statisticamente poco diffusa tra i cani, ha alimentato una politica di sterminio sostenuta dalle autorità. Anche la credenza, erroneamente diffusa, che i cani siano impuri secondo l’Islam ha contribuito alla loro discriminazione, nonostante gli esperti religiosi abbiano ribadito che maltrattare animali innocenti sia proibito.
Di fronte a questa emergenza, molte organizzazioni animaliste si sono mobilitate per trovare soluzioni più etiche. Una delle strategie più efficaci è il programma Trap, Neuter, Release (TNR), che prevede la cattura, la sterilizzazione e il rilascio dei Baladi dogs per ridurne la proliferazione senza ricorrere alla violenza. Tuttavia, l’iniziativa è ancora poco diffusa e non riceve il pieno supporto delle autorità, che continuano a praticare metodi letali.
La strana razza di cane che divide l’Egitto
Oltre alla sterilizzazione, alcune associazioni stanno promuovendo l’adozione dei Baladi dogs per dimostrare che questi animali possono essere ottimi compagni di vita. Rifugi come My New Life Rescue accolgono centinaia di cani abbandonati, curando quelli feriti e cercando di sensibilizzare la popolazione. Anche grazie ai social media, cresce il numero di egiziani che scelgono di adottare invece di acquistare razze più blasonate, contribuendo a cambiare la percezione pubblica.
Chi ha adottato un Baladi racconta storie commoventi. Omar Hamaki, un residente del Cairo, ha accolto Diva, una randagia che aveva iniziato a nutrire per strada, scoprendo in lei un’inesauribile fonte d’affetto. Mina Medhat, invece, ha adottato Shiva, un cucciolo che ha trovato rifugio nella sua famiglia, dimostrandosi intelligente e leale. Questi cani, abituati a sopravvivere in condizioni difficili, spesso sviluppano una resilienza e un’intelligenza fuori dal comune, caratteristiche che li rendono speciali.

Battaglia per la protezione
La battaglia per il rispetto e la protezione dei Baladi dogs è ancora lunga, ma i primi segnali di cambiamento sono evidenti. Le campagne di sensibilizzazione, le iniziative di sterilizzazione e le adozioni in crescita stanno portando nuova speranza a questi cani, un tempo venerati e oggi dimenticati. L’obiettivo è restituire loro la dignità perduta, trasformandoli da randagi perseguitati a membri rispettati della società egiziana.
Forse, un giorno, i Baladi dogs torneranno ad essere considerati come nell’antico Egitto: non solo cani di strada, ma compagni di vita, simboli di fedeltà e parte integrante della cultura del paese.