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Dal disastro alla speranza: come la moria di salmoni del 2002 ha acceso una rivoluzione ambientale

Il racconto dell’emozionante e dura battaglia della comunità Karuk per salvare il fiume Klamath e riportare i salmoni a casa.

Nel cuore della comunità Karuk, il fiume Klamath non è solo una risorsa naturale, ma una parte essenziale dell’identità culturale. Leaf Hillman, attivista e membro della tribù, è cresciuto con le tradizioni legate alla pesca del salmone, un’attività tramandata di generazione in generazione. Suo padre tornava spesso dalla pesca a Ishi Pishi Falls con il vecchio Chevy arrugginito carico di salmoni scintillanti. Le notti passavano tra il lavoro di affumicatura, la preparazione delle provviste e la difesa del cibo dagli orsi. Ogni gesto era parte di un ciclo sacro che legava il popolo Karuk al fiume.

Per Hillman e la sua comunità, il fiume rappresenta la vita stessa. I Karuk si definiscono il popolo del salmone, il popolo del fiume, coloro che hanno il dovere di proteggere il mondo naturale. Secondo la loro tradizione, finché ci sarà anche un solo Karuk a pescare, il salmone continuerà a tornare. Ma negli anni, questa promessa si è trasformata in una lotta per la sopravvivenza. Le dighe costruite lungo il Klamath avevano modificato l’ecosistema, alterando il flusso dell’acqua e danneggiando le popolazioni di pesci.

Nel 2000, quando Hillman aveva appena iniziato a lavorare con il Dipartimento delle Risorse Naturali della tribù Karuk, la situazione del fiume si fece allarmante. L’acqua aveva assunto un colore verde tossico, segno della proliferazione di alghe nocive. Nello stesso periodo, la compagnia PacifiCorp annunciò l’intenzione di rinnovare per altri cinquant’anni la concessione delle sue quattro dighe, senza considerare i danni ecologici che stavano causando. Per la comunità Karuk, il messaggio era chiaro: senza un intervento immediato, il fiume sarebbe morto.

L’anno successivo, una grave siccità colpì la regione. Il governo federale ridusse drasticamente l’irrigazione per proteggere i pesci, ma gli agricoltori e gli allevatori, in difficoltà, fecero pressioni affinché l’amministrazione Bush revocasse la decisione. Quando l’acqua tornò a essere deviata per l’agricoltura, Hillman e altri membri della sua comunità organizzarono proteste per fermare quella che temevano sarebbe stata una catastrofe ambientale. Ma nessuno poteva immaginare l’orrore che li attendeva nell’estate del 2002.

Il disastro ambientale che ha cambiato tutto

Quel settembre, il Klamath si trasformò in un cimitero a cielo aperto. Il fiume, ormai stagnante e caldo, non era più in grado di sostenere la migrazione dei salmoni. Almeno 34.000 pesci adulti morirono, uccisi da malattie legate alle temperature elevate e alla scarsa qualità dell’acqua.

La tragedia lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva della comunità Karuk. Hillman ricorda come l’aria fosse impregnata da un odore insopportabile di decomposizione, un richiamo costante alla devastazione subita dal fiume. Ma il dolore si trasformò presto in rabbia e determinazione. Se il governo e le aziende energetiche non volevano ascoltarli, allora avrebbero trovato un altro modo per farsi sentire.

Scorcio del fiume Klamath (Depositphotos foto)
Scorcio del fiume Klamath (Depositphotos foto) – www.qrios.it

La vittoria dopo vent’anni di lotta

Da quella tragedia nacque una delle più grandi battaglie ambientali della storia recente. Hillman e altri attivisti formarono una coalizione per la rimozione delle dighe, un obiettivo che all’inizio sembrava impossibile. Per vent’anni, le comunità indigene del Klamath protestarono, testimoniarono nelle udienze pubbliche e organizzarono azioni dirette per tenere alta l’attenzione sulla crisi del fiume. Affrontarono politici disinteressati, investitori ostili e innumerevoli battaglie legali, ma non si arresero mai. Finalmente, nel novembre 2022, arrivò la svolta. La Federal Energy Regulatory Commission (FERC) approvò la rimozione delle quattro dighe. Dopo vent’anni di lotta, la comunità Karuk aveva ottenuto la vittoria.

Nel 2024, le ultime dighe furono abbattute. Il fiume tornò a scorrere liberamente e, con esso, i salmoni iniziarono a risalire la corrente, riprendendo il loro ciclo naturale. Per Hillman e la sua gente, non si trattava solo di una vittoria ambientale, ma di un atto di giustizia storica. Quella che era iniziata come una tragedia si era trasformata in una rivoluzione, un esempio di come la determinazione di una comunità possa davvero cambiare il mondo.