Un falso mito sull’origine dell’abbreviazione “OK” viene dalla guerra civile americana (1861-1865) che narra che i soldati di ritorno dalla battaglia avrebbero riportato “0K” (zero uccisi). Ce ne sono anche altre, provenienti da tutto il mondo. Come dal greco “όλα καλά” (óla kalá) che significa “tutto bene”, dallo scozzese “och aye“, che significa “oh sì”, e persino da un porto marittimo dal nome francese ad Haiti, Aux Cayes. Mentre questi sono tutti piuttosto interessanti e potrebbero indicare perché “OK” è stato così facilmente adattato nella lingua di tutto il mondo, nessuno di loro può effettivamente essere rintracciato nella loro influenza come “oll korrect“. Probabilmente la usi anche tu ogni giorno senza nemmeno farci caso, ma cosa significa davvero la parola “OK”? e da dove trae la sua vera origine?
La vera origine della parola OK

“OK” in realtà risale a una moda del 1830 di abbreviazioni intenzionalmente sbagliate. I giovani “intellettuali” di Boston deliziavano la classe media con messaggi codificati come KC o “knuff ced“, KY come “know yuse” o OW “oll wright“. Ma grazie a un paio di colpi di fortuna, un’abbreviazione prese piede più delle altre: ok o “oll korrect“.
All’inizio del 1800 “all correct” era una frase molto comune utilizzata specialmente per confermare che tutto fosse in ordine e al suo posto. La sua abbreviazione ha iniziato a circolare, e a diventare main stream, il 23 Marzo del 1839, quando la parola “OK” è apparsa per la prima volta sul Boston Morning Post.

Molto presto altri giornali hanno accolto la sfida e l’hanno diffuso in tutto il paese, fino a quando ok non è stato qualcosa di cui tutti sapevano e parlavano, e non solo conosciuta da quei pochi “addetti ai lavori” dell’editoria americana.
La ritrovata popolarità ha persino spinto un presidente degli Stati Uniti
È stato Martin Van Buren ad utilizzarlo come nickname durante la sua campagna di rielezione del 1840. I sostenitori di Van Buren diedero vita ai cosiddetti “OK Clubs”, sparsi un po’ per tutto il paese e il loro messaggio risultava piuttosto chiaro: Old Kinderhook was “oll korrect”. La campagna ebbe enorme successo e fu pubblicizzata molto anche dai giornali.
I suoi avversari però hanno finito per capovolgere l’abbreviazione, affermando che significava Orful Konspiracy o addirittura Orful Katastrophe. Alla fine neanche un soprannome cosi ben architettato salvò Van Buren dagli attacchi degli avversari, ma fu sicuramente una mossa vincente per l’abbreviazione che tanto viene usata oggi.
Quella campagna presidenziale del 1840 stabilì saldamente l’abbreviazione “OK” nel volgare americano. E mentre abbreviazioni simili cadevano di moda, ok ha fatto il crossover dal gergo all’uso legittimo e funzionale grazie ad un’invenzione: il telegrafo.
I primi usi

Il telegrafo fa il suo ingresso nel 1844, solo cinque anni dopo che “OK” appare sui giornali nazionali. Questa invenzione trasmette messaggi brevi sotto forma di impulsi elettrici con combinazione di punti e trattini che rappresentano le diverse lettere dell’alfabeto.
Era stato il momento giusto per far brillare questa nuova abbreviazione. Le due lettere erano facili da utilizzare con il telegrafo ed era anche molto improbabile che venissero confuse con altre parole. È stato rapidamente adottato come riconoscimento standard per le trasmissioni ricevute, in particolare dagli operatori che lavoravano per l’espansione delle linee ferroviarie statunitensi.
Le origini vere e proprie dell’abbreviazione OK erano però diventate oscure e quasi obsolete, ma ciò non importava più. La parola è stata incorporata nel nostro linguaggio quotidiano, la usiamo infatti come l’ultimo neutral affermative.
Alan Metcalf ha proposto una spiegazione del termine nel suo libro “OK. The improbable story of America’s greatest word” dove afferma:
Ma il vigore iniettato in OK dall’elezione del 1840 non si è diffuso in tutte le istanze del suo uso. Anche allora OK aveva la qualità distintiva del significato di base di oggi: affermare senza valutare.
È diventato una specie di riflesso, non percepiamo neanche più la quantità di volte che usiamo questa parola nelle nostre conversazioni durante la giornata. Ma una cosa è certa, OK è la parola più usata al mondo e viene utilizzata ormai come intercalare o come affermazione in semplici frasi. Fa parte della nostra quotidianità, e voi ci avevate mai pensato?
A cura di Lisa Casadio