Esistono record di ogni genere, ma uno in particolare ha colpito a causa della sua stranezza. Un filippino di nome Ruben Enaje risulta essere l’uomo più crocifisso del mondo. Stiamo parlando di una vera e propria crocifissione, con tanto di chiodi su mani e piedi, voluta proprio dall’uomo. Tale atto viene eseguito durante la tradizionale rievocazione della Via Crucis per la quale, ogni anno, dal 1985, Enaje si offre volontario per essere crocifisso. Insieme a lui, altri cittadini si offrono volontari per questo calvario, tuttavia Enaje detiene il record.

Dal 1985, Ruben Enaje si carica la croce fino al calvario di San Pedro Cutud dove migliaia di pellegrini lo aspettano per essere testimoni dell’evento. Questo rituale, nonostante fosse inizialmente un tabù, è stanziata dai sindaci dei paesi dei distretti di San Fernando e Pampanga. La Chiesa Cattolica del Paese non apprezza però tale pratica considerata pagana e barbarica.
Come è arrivato Ruben Enaje ad essere l’uomo più crocifisso del mondo?
Tutto iniziò quando ancora Ruben Enaje era un semplice operaio edile delle Filippine. Un giorno, durante il lavoro, questi cadde da un ponteggio a causa di un giramento di testa, tuttavia sopravvisse. “Sono scivolato dal bambù e mentre cadevo ho pronunciato le parole ‘Dios ko!’ (‘Mio Dio!’). La cosa successiva che ricordo è che mi son ritrovato a terra, ma pienamente cosciente”, afferma Enaje. Da questa caduta, Ruben Enaje non riportò danni. Fu in quel momento che capì che avrebbe dovuto ringraziare qualcuno che dall’alto decise di salvargli la vita. “Devo la mia vita a Gesù, ecco perché ogni Venerdì Santo devo sottopormi al rituale della crocifissione”, continua Ruben. Da quel giorno in poi, l’uomo decise di essere crocifisso, arrivando nel 2019 a essere l’uomo più crocifisso del mondo.

Per la crocifissione vengono utilizzati dei veri e propri chiodi, in acciaio inossidabile di 5 cm, immersi prima nell’alcool e disinfettati. Enaje, da diversi anni, usa gli stessi chiodi ad ogni Via Crucis. Il personale di pronto soccorso è sempre a disposizione, durante l’evento, per aiutare coloro che collassano a causa del caldo e della disidratazione, o che comunque hanno bisogno di curare le ferite. “Per coloro che assistono sembra una vera agonia, ma in realtà in quei cinque minuti mi sento vicino a Gesù Cristo e capisco cosa ha provato lui per salvarci; questa sensazione mi fa essere sereno ed è l’unico modo (per me) di dimostrare la fede sia a Lui che a me stesso”, afferma Ruben Enaje durante un’intervista.

Ma come è nata questa tradizione filippina?
L’idea di questo strano e “sadico” rituale nasce nel 1955 quando Ricardo Navarro, un residente di Pampanga (provincia delle filippine), immaginò una Via Crucis dove le persone dimostrassero la propria devozione a Cristo. E perché non farlo provando la stessa sofferenza di Gesù nella croce? Fu così che nel 1962 avvenne la prima crocifissione. Si propose come mio primo volontario un certo Artemio Anoza. Dopodiché tale pratica si ripeté per gli anni successivi. Tutto ciò sotto gli occhi di visitatori provenienti da tutto il mondo, alcuni dei quali si organizzano il viaggio solo per poter essere spettatori di questo calvario. Infatti, sin dal primo incredibile rituale, circa 70 turisti, tra americani e australiani, visitano questo sito per assistere a ciò.