Chung Ju-yung era un imprenditore sudcoreano, un uomo d’affari e fondatore della società Hyundai. Cresciuto come il figlio maggiore di un povero contadino, divenne l’uomo più ricco della Corea del Sud. Chung fu parte integrante del rapido sviluppo dell’economia coreana, portando la Hyundai Heavy Industries a diventare la più grande azienda di costruzioni navali del mondo e rendendo la Hyundai Motor Group l’impresa automobilistica di fama internazionale che tutti conosciamo.

Chung Ju-yung nacque, nel 1915, nella provincia di Kangwon, da una grande famiglia di contadini molto povera. Essendo il primogenito di sette figli, dovette presto assumersi la responsabilità dei suoi fratelli, lavorando spesso dalle 15 alle 16 ore al giorno con suo padre, nella fattoria di famiglia.
“Anche se lavoravamo molto duramente, spesso non avevamo nulla da mangiare”
Chung Ju-yung
Da ragazzo, Chung sognava di diventare un insegnante, ma le sue speranze furono stroncate dalla povertà che frenava la sua famiglia, allontanandolo efficacemente dall’opportunità di un’istruzione superiore. Tuttavia, Chung frequentò una scuola confuciana locale gestita da suo nonno, ogni volta che il suo tempo non era occupato dai doveri della fattoria di famiglia.
Chongjin e il primo tentativo di fuga
Stanchi della povertà che erano costretti a sopportare, all’età di sedici anni, Chung e un amico decisero di recarsi nella città di Chongjin per lavoro, nella speranza di sfuggire alla dura realtà della vita agricola. Dopo un lungo viaggio, i due raggiunsero la città di Kowon, dove iniziarono a lavorare come operai edili. Lavoravano molte ore per una paga bassa, ma a Chung piaceva il fatto di poter guadagnare denaro in modo indipendente. Lui e il suo amico continuarono il lavoro per due mesi, finché il padre di Chung non li trovò.
Seoul: il desiderio di conoscere il mondo
Il viaggio intrapreso da Chung e dal suo amico gli fece realizzare la sua passione per l’ingegneria civile, dandogli un senso di realizzazione. Una volta tornato al suo villaggio natale, ideò un altro piano di fuga: questa volta verso Seoul. Riuscì persino ad ottenere un biglietto del treno, vendendo una delle mucche di suo padre. Ma, nonostante i diversi tentativi di scappare di casa per andare a scoprire il mondo, suo padre riuscì sempre a ritrovarlo. Quando, finalmente, il suo desiderio immortale venne realizzato, si stabilì a Seoul. In tre anni fece diversi lavori: operaio, fattorino e mercante di riso. Riuscì poi anche ad ottenere la gestione del florido negozio di riso in cui lavorava.

In quegli anni la Seconda Guerra Mondiale imperversava sul paese e Chung Ju-yung fu costretto a lasciare il negozio di riso. Tornò nel suo villaggio, ma non abbandonò mai il desiderio di innovazione e miglioramento. Così, dopo diversi tentativi, si rimise in gioco e con la sua creatività e caparbietà creò un’attività di riparazione auto in un garage acquistato da un amico, offrendo ai clienti una velocità del servizio cinque volte più veloce di qualsiasi altra officina locale. Fu questa l’idea geniale che piantò le radici di quella che è oggi l’impresa automobilistica globale che conosciamo con il nome di Hyundai Motor Group.
Gli anni della fortuna: dal garage alla nascita di Hyundai
Nel 1943, il governo occupazionale giapponese costrinse il garage a fondersi con un’acciaieria come parte dello sforzo bellico. Nel 1946, dopo la liberazione della Corea dal controllo giapponese, Chung avviò Hyundai e Hyundai Civil Industries in previsione della ricostruzione e dell’industrializzazione del dopoguerra. Vinse importanti contratti governativi e divenne responsabile della costruzione di gran parte delle infrastrutture di trasporto della Corea del Sud. Le fortune del gruppo Hyundai aumentarono grazie ai legami con l’élite politica. Senza alcuna esperienza nella costruzione navale, creò Ulsan, il più grande cantiere navale del mondo. La prima nave fu completata in tre anni (anziché i cinque previsti) poiché Chung fece costruire simultaneamente il cantiere navale e la nave. Nel 1974, presentò la prima vera Hyundai, la Pony.

Dagli anni ’80, Chung continuò ad espandere e a diversificare l’azienda in uno dei principali chaebol (conglomerati) della Corea del Sud, dividendola in molti gruppi satellite. Ebbe una carriera di grande successo.
Sessantasei anni dopo il primo tentativo di fuga, tornò nella sua città natale con un gregge di bestiame (1001 mucche).
“Un ragazzo di 17 anni, che odiava la povertà, è scappato di casa con pochi soldi, raccolti vendendo la mucca di suo padre. Quella vacca è ora diventata una mandria di 1001 bovini. Tornerò nella mia città natale per ripagare il debito.”
Chung Ju-yung
In quanto rifugiato dal Nord, Chung, che da tempo sognava la pace nella penisola coreana e il progresso verso la riunificazione, spiegò le sue motivazioni dietro questo evento.
“Ora sto visitando la mia casa, che mi è mancata anche nei miei sogni per tutti questi anni, per pagare la mucca. Ora sono diventate mille mucche. Spero sinceramente che questo viaggio non finirà per essere solo una visita alla mia città natale, ma sarà un trampolino di lancio verso la riconciliazione e la pace tra la Corea del Sud e il Nord.”
Chung Ju-yung
L’evento spartiacque ha dato una spinta agli scambi economici e alla cooperazione tra le due Coree alla fine degli anni ’90.
Chung: non solo un uomo di successo, ma anche un grande filantropo
La filantropia di Chung lo distingueva dagli altri uomini d’affari della sua generazione. Nel 1977 fondò la Fondazione Asan con un ambito di attività paragonabile a quelle delle Fondazioni Ford o Rockefeller. La Fondazione era organizzata in quattro principali aree di servizio: supporto medico, assistenza sociale, ricerca e sviluppo e un fondo per borse di studio. Grazie ai suoi sforzi, la Fondazione istituì nove ospedali in tutta la Corea del Sud, costruì l’Ulsan Medical College e finanziò l’Asan Life Sciences Research Institute.
Nel 1982, Chung ricevette il Golden Plate Award dell’American Academy of Achievement. Morì all’età di 85 anni per cause naturali nella sua casa di Seoul.
“CHUNG PERSONIFICAVA L’ASCESA DEL SUO PAESE DALLA POVERTÀ AL SUCCESSO GLOBALE”.
Aidan Foster-Carter