Tra gli esempi più belli di arte religiosa troviamo il Taj Mahal ad Agra, compreso dal 9 dicembre 1983 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO e inserito nel 2007 fra le nuove sette meraviglie del mondo. É situato sulla riva meridionale del fiume Yamuna ed è considerato da sempre il massimo esponente dell’architettura musulmana in India. Il Taj Mahal è un mausoleo in marmo bianco che l’imperatore Mughal Shah Jahan dedicò alla sua amata moglie, Mumtaz Mahal.
Una storia d’amore tra le mura del Taj Mahal
Questo importante mausoleo può anche essere considerato come il monumento dell’amore, nasconde infatti una bellissima e triste storia. Nel 1607, all’età di sedici anni, Shah Jahan, non ancora imperatore, incontra la sua amata per la prima volta. Nonostante ciò, si sposò con altre due donne prima di lei. Nel 1612 finalmente, Shah Jahan e Mumtaz Mahal, convolano a nozze. La coppia ebbe 14 figli, ma solo la metà visse l’infanzia.
Nel 1631 ci fu una ribellione e Shah Jahan, con il suo esercitò, si apprestò a fermare l’usurpatore. L’amata moglie seguì l’imperatore nonostante fosse incinta. Diede infatti alla luce una bambina in una tenda al centro dell’accampamento. Le condizioni di salute di Mumtaz Mahal peggiorarono dopo il parto. Il giorno dopo la donna morì, tra le braccia del marito. Si dice che da quel giorno l’imperatore Shah Jahan pianse per otto giorni senza interruzione e che quando rinvenne sembrava invecchiato notevolmente, sfoggiando capelli bianchi e occhiali.

La costruzione del Taj Mahal
Preso dallo sconforto, Shah Jahan decise ti sfogare le sue emozioni nella progettazione di un mausoleo elaborato e costoso. L’architetto di tale opera è ancora oggi ignoto ma si ritiene che fosse l’imperatore stesso il progettista, essendo un grande appassionato di architettura, sotto il supporto dei migliori architetti del tempo tra cui si pensa anche un architetto italiano, Geronimo Veroneo. Per Shah Jahan, il palazzo doveva essere mozzafiato ma voleva che fosse eretto nel minor tempo possibile. Lavorarono alla costruzione circa 20.000 lavoratori, che durante i lavori alloggiavano nelle vicinanze, in una città costruita appositamente per loro, e furono chiamati artigiani abili e non. L’opera terminò a distanza di 22 anni, nel 1654
Il marmo del Taj Mahal: mille elefanti per un mauseleo da mille e una notte
Il Taj Mahal sorge su un’alta base in arenaria rossa sormontata da un’enorme terrazza in marmo bianco su cui poggia la famosa cupola affiancata da quattro minareti (torri presenti in quasi tutte le moschee dalla quale vengono chiamati alla preghiera, 5 volte al giorno, i devoti di Allah). All’interno della cupola si trova il monumento sepolcrale della moglie Mumtaz Mahal. Il marmo bianco utilizzato è stato estratto da Makrana, a 200 miglia di distanza dal mausoleo. Secondo quanto riferito, ci son voluti 1.000 elefanti e 1.000 bufali per trasportare il marmo nel cantiere.

Decorazioni del Taj Mahal: pietre preziose da tutto il mondo
Sulla moschea, sull’abitazione privata e sul cancello principale del complesso, compaiono dei passaggi del Corano scritti in calligrafia. Shah Jahan assunse il maestro calligrafo Amanat Khan per lavorare su questi versi intarsiati. I versi sono decorati con marmo nero e si dice che i 22 passaggi del Corano siano stati scelti proprio da Amanat Khan, unica persona a cui è stato concesso firmare il proprio lavoro. A rendere il tutto ancora più incredibile sono i delicati fiori che ornano il complesso di Taj Mahal.
In un processo noto come parchin kari, dei tagliatori di pietre altamente qualificati hanno scolpito intricati disegni floreali nel marmo bianco per poi incastonarci delle pietre preziose e semipreziose per formare viti e fiori intrecciati. In tutto son presenti 28 diversi tipi di pietre provenienti da tutto il mondo tra cui troviamo zaffiri dello Sri Lanka, giada dalla Cina, malachite dalla Russia e turchesi dal Tibet, per un costo totale di circa 32 milioni di rupie. La presenza di tali pietre danno colore alla struttura che diventa rosata al mattino, bianco latte la sera e dorata quando splende la luna.

Il giardino del Taj Mahal: i quattro fiumi del Paradiso islamico
Il giardino di Taj Mahal, a sud del mausoleo, ha quattro quadranti divisi da quattro fiumi d’acqua che si raccolgono in una vasca centrale. L’acqua proviene dal fiume Yamuna tramite un sistema idrico sotterraneo complesso. La ripetizione del numero 4 e dei suoi multipli ha probabilmente a che fare con la concezione-guida secondo lo schema ispirato ai quattro fiumi del Paradiso islamico. Essendo il mausoleo a nord del giardino e non al centro, è stato posto un serbatoio d’acqua che riflette l’immagine del mausoleo. infatti, il giardino di 17 acri, invece di circondare la tomba, crea un sentiero per arrivarci. Sul lato meridionale del serbatoio, in posizione centrale, è presente una panchina che si dice sia stata fatta per invitare il visitatore a osservare il mausoleo da una posizione ideale, cioè da una prospettiva centrale.

Taj Mahal nel tempo
Shah Jahan non si riprese mai dal lutto, ciò consenti al quarto figlio di uccidere i suoi fratelli e di imprigionare il padre. Una leggenda narra che durante i suoi anni di prigionia, l’imperatore era solito guardare il mausoleo tramite un diamante fissato nel muro. Dopo 8 anni di prigionia, Shah Jahan muore e il figlio fece seppellire il padre insieme alla madre, nella cripta sotto il Taj Mahal. Nella cupola ora son presenti due cinotafi (tombe vuote). Intorno a questi è presente uno schermo di marmo finemente intagliato. In origine era uno schermo d’oro, ma Shah Jahan lo sostituì in modo tale che i ladri non venissero tentati dal rubarlo.
Con gli anni, la grandissima opera creata cadde in rovina. Vennero rubate le pietre incastonate, dei candelabri e le porte d’argento. Successivamente però, il viceré dell’India, Lord Curzon, lavorò per restaurarlo. Ora il Taj Mahal ospita tantissimi visitatori ogni anno. Le persone hanno quindi la possibilità di guardare come il marmo cambia tonalità di colore durante l’arco della giornata. Una volta al mese viene concessa una visita notturna, durante la notte piena, per far vedere come il monumento brilla dall’interno verso l’esterno al chiaro di luna.
A causa dell’inquinamento il candido marmo si sta ingiallendo. Per risolvere tale problema, oltre alle normali operazioni di pulitura, si è pensato di fare un intervento di trattamento dei marmi con dell’argilla del costo di oltre 200.000 dollari, che dovrebbe richiedere dai due ai tre mesi ed essere ripetuto ogni tre anni. Per evitare di spendere così tanto, le autorità locali hanno messo in atto una legge che vieta la costruzione di industrie inquinanti nei pressi di Taj Mahal.